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Considerazioni personalissime

Cameo latino

Volevo dire una cosa, anche se è molto naïve. Forse suona banale, rudemente commerciale, ingenua e nemmeno tanto erudita, che è un po’ il contrario della mia fichissima me, intellettualoide di merda radical chic; però è vera (ed è molto meglio della mia immagine riflessa dalla società).

Sono morte tante, tantissime, troppe persone quest’anno, e quindi suono anche a me stessa ancor più immorale di quella che ha scritto la riga sopra, però mi par davvero che la cultura latina (aka sudamericana) sia stata tremendamente massacrata dal duemilaventi.

Saranno i miei ricordi, le angolazioni e le suggestioni di una vita un po’ strana e poco ordinata, ma se li leggo… Luis Sepulveda, Quino e Diego Armando Maradona, mancati uno in fila all’altro in sei mesi, mi suonano nelle orecchie con l’eco di un dolore sottile ma stabile, come se l’umanità avesse perso un accento (uno dei suoi tanti, quantomeno).

Lo so, nessuno si aspetta da me che io mi sia accorta che è morto Maradona. Io non mi accorgo di un sacco di cose ed il calcio non solo non mi interessa, proprio non mi piace. Però oggi è diverso.

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Milano non si ferma (ascoltando Lucio, Enzo e Dario)

  • Wonder 

Non sono nata qui ma è come se lo fossi, cresciuta (talora autoinventata) in questa città brulicante di attività, iniziative, luci, traffico, persone e denaro. Non sono nata qui ma sono fiera di esserci adesso, quando il pianeta, il paese e la città vivono un momento complicato e abbiamo l’occasione di fare la differenza. Non la Milano da bere, non la Milano di Craxi, neanche quella di Berlusconi o della Ferragni. Quella di Jannacci, di Gaber, di Fo, di Vecchioni, di Dalla. Di Mario Calabresi. Dello Zelig e della mensa dei poveri. Quella che lavora, neanche tanto zitta, sotto le luci di San Siro.

? Milano tre milioni e il respiro di un polmone solo, che come un uccello gli spari, lo manchi e riprende il volo… ?

Facciamoglielo vedere a tutti, adesso, “il polmone solo” di cui cantava Lucio, a maggior ragione davanti al virus che colpisce le vie respiratorie.

Credo profondamente in quel #milanononsiferma che ci ha proposto il sindaco Sala. Credo profondamente nell’ironia proattiva del video del Milanese Imbruttito e nelle parole, altrettanto incoraggianti pur se meno diffuse, che tutti i sindaci dei comuni della cintura della città stanno dicendo ai cittadini (grazie Micheli).

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Incazzata nera

Notizie scomode dal Guscio, stasera: sono incazzata (di nuovo). Ma proprio ferocemente ed inguaribilmente furiosa.

Sono incazzata e vorrei proprio che qualcuno mi dimostrasse che ho torto (il che implica che dovrebbe spiegarmene il perchè).

Sono incazzata con la stampa, con certo giornalismo di bassissimo livello. Sono indignata dal solo pensiero di poter essere assimilata a questo triste, bieco ed aberrante popolo bue. Popolo bue, sì, perchè a loro piace bere la prima stronzata che capita sottomano, possibilmente gossip, pur di avere qualcosa di cui parlare che non necessiti di alcuna forma di concentrazione sull’esistenza.

Sono incazzata e ve lo spiego così, come ve lo direbbe un dessino (cit*): ragioniamo per ipotesi. Supponiamo che sia morto un ragazzino.

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mi prudono le mani (senza maiuscole)

non è perchè stanno facendo il mercato del pesce… li abbiamo votati noi.

non è perchè si fanno i fatti loro… li abbiamo votati noi.

non è neanche perchè mi stanno antipatici… in un contesto democratico hanno diritto di pensarla diversamente.

è che prendono per il culo chi non ha gli strumenti per analizzare gli argomenti, per questo mi prudono le mani.

la demagogia è la compagna del dispotismo travestita da missionaria.

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Delle ortensie e dei magneti

Poco più di due anni fa, in una freddissima giornata di gennaio, sono andata insieme ad Anna in visita al Cern ad ascoltare un professore di fisica nucleare che ci spiegava rudimenti della materia, possibili applicazioni della ricerca, episodi della storia infinita sul bosone di Higgs e ci mostrava i colori vivacissimi del Sincrociclotrone e le foto dell’immenso LHC che, come dicono loro, consiste in un anello di 27 km di magneti superconduttori per accelerare e far collidere le particelle subnucleari.

Ecco, quel giorno ho sentito una cosa che mi ha incuriosita. Il professore diceva che la ricerca pura ha (anche) delle applicazioni che io, da consulente, direi ‘industriali’. La ricerca nella fisica delle particelle è servita alla medicina per trovare una nuova cura del cancro.

In Italia, alla distanza di un giro in bici da casa (Segrate-Certosa A/R, 70 km), abbiamo uno dei centri di eccellenza del mondo. A Pavia.

Questa informazione è rimasta dormiente nel mio cervello fino a qualche mese fa, atta solo a ricordarmi di dimostrare ai compagni di università che non è vero, che avevo ragione io, che la ricerca pura non è una sega mentale per intellettualoidi frustrati, ma serve. Giova (all’umanità e/o al pianeta).

Mi sono accorta di loro quasi per caso, come la canterebbe Vasco, questa storia. Mi sono capitati tra le dita qualche mese fa, per un seminario sul GDPR, e, tanto per farci un gioco di parole, mi son rimasti vicini perché son ‘brava’. Così ho chiesto se mi potevano imbucare in una visita guidata, perché a me la faccenda della fisica delle particelle piace da quando mio padre mi ha regalato il libro di Lederman su ‘La particella di Dio’ ed ero proprio pischella (al secolo, non ero maggiorenne).

Così eccomi qui, stamani, con l’aria di quella bella e scema in mezzo a trenta studenti di fisica e bioingegneria, seduta in aula conferenze, ad ascoltare il racconto della storia e del lavoro della più bella fondazione in cui, nel mio lungo percorso di donatore di love capital e di esperto di non profit, mi sia mai imbattuta: la fondazione CNAO.

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del benessere e della missione

Ho incontrato una persona, oggi, che mi ha parlato (per lavoro) di un fenomeno che per lui è inconoscibile, da consulente: una startup innovativa a vocazione sociale. Mi son sorpresa a guardarmi mentre lo ascoltavo parlare: mai sentito niente di più familiare, invece.

Una startup.

Innovativa.

A vocazione sociale.

Cazzo. Mi è venuto un ricordo. L’ho ricacciato indietro.

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Fertility what?!

Ho ricevuto un link di una notizia fresca fresca di attualità. O forse è di politica. O forse è di società, e questo sarebbe decisamente più grave.

È Il Fatto Quotidiano che scrive, mica Quinto Miglio di San Donato Milanese. Siccome son rimasta incredula, ho scelto di non dar credito alla stampa, quella bestia politicizzata ed inattendibile che mira ad ottenebrare i nostri neuroni e renderci spettatori, nel terzo millennio, di un rinnovato panem et circenses.

Sono un ricercatore? Cerco le fonti. Il problema è che poi le trovo, le fonti: nientemeno che il portale del Ministero della Salute.

L’altro problema è che, che cazzo, Il Fatto Quotidiano ha ragione.

Il nostro Ministro della Salute (donna, al secolo), ha indetto per il secondo giorno d’autunno una sorta di workshop nazionale denominato Fertility Day.

Mi viene da vomitare.

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Baciami ancora

Con la regia di Gabriele e la colonna sonora portante di Lorenzo, non c’eran dubbi, neanche nel duemiladieci: ‘Baciami ancora’ non avrebbe potuto che bucare lo schermo.

Il punto è che, più dello schermo, è il cuore che buca un film così.

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