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Uova strapazzate

Casomai – make heaven out of hell

Titolo questo post come uno dei miei film preferiti e la sua perfetta colonna sonora.

Titolo questo post ricordando l’attimo in cui la canzone suona, ricordandomi perfettamente cosa ho sentito mentre guardavo il film, la prima volta, al cinema.

La metafora dei pattinatori, la linea sottile tra baciare e mangiare, i passi sul crinale, le lezioni della vita, la presunzione degli umani e la schietta onestà del tempo che passa: tutto si riassume in un attimo e assume un senso perfetto, quasi composto, come se quasi avesse senso questo insieme di storie lunghe e difficili e talora dolorose che chiamiamo vita. Ed è impressionante, per un attimo, fermarsi a guardarla.

Guardarla con il distacco ed il mezzo sorriso di uno yogi, con le mani ed i polmoni aperti, con la consapevolezza di un vecchio e lo stupore di un bambino, con la curiosità dell’uomo del terzo millennio ed il corpo dei primi sapiens sapiens. Impressiona, già, ma soprattuto aiuta ad orientarsi.

Figuratevi che cercavo una colonna sonora per scrivere qualche riga sul perché ‘il diavolo vesta Chiara’ e sulle indiscutibili soddisfazioni che mi sto regalando professionalmente… ho tamponato una playlist mai vista che mi ha ricordato una persona che non gradisco e poi eccola lì: heaven out of hell, il pezzo portante della colonna sonora di ‘casomai’, forse quasi il mio film preferito.

E’ così che mi trovo qui, in questo spazio virtuale che chiamo casa, ad enucleare riflessioni che non ho chiare ed emozioni che sento forti, pensando a tutti quegli ‘avrei dovuto’ che posso finalmente mandare con serenità a quel paese.

Oggi è la giornata in cui, non so perché, le canzoni tornano alla mia release 1.0 e mi ricordano che qualcosa aveva senso, e forse è quello che mi ha portato qui oggi. Aveva senso allora, sembrava smarrito poi, forse si ricostituisce. Che poi vuol dire che oggi è il giorno su cui ti viene da vomitare per tutto il resto. E il resto è tanto e fa schifo. Ci sono poche cose con cui si riesce a fare pace, dopo, sia affettivamente che professionalmente. Forse sono giornate così che arrivano, proprio per aiutarci a fare spazio alle cose buone ed eliminare le tossine.

Temo di essere ancora piena di tossine ed è questo che il mio povero corpo bastonato cerca di dirmi. Troppe tossine.

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La cumbia di chi cambia

Se c’è qualcuno che c’ha voglia di ballare, si faccia avanti. Si faccia avanti.

Se c’è qualcuno che c’ha voglia di cambiare, si faccia avanti. Si faccia avanti.

Io ce l’ho. Bomba e stereo. Ho fatto due errori.

Uno: ieri sera non sono andata a lezione di Yoga.

Due: tre settimane fa ho creduto ad una promessa (che era una richiesta) che sapevo mendace.

Stasera ci bevo sopra, sapendo che questo Ripasso ha molte meno speranze di me di sopravvivere, perché ho un problema col senso di colpa ed un rapporto equivoco col bicchiere.

Ho voglia di dire che il mondo è pieno di stronzi, che i modelli sono sbagliati, che il sistema è vittima di una distorsione… ho voglia di dire che è tutto sbagliato e io sono giusta. Ho voglia di proporvi di ascoltare ‘T’immagini’ di Vasco per rendere il messaggio, ma poi ci ripenso e capisco che non è sempre domenica, le madri sono nevrotiche e pensarci sarebbe come credere al fatto che uno lasci la moglie per l’amante. Non capita. Son fantasie che credono alle favole, quando le favole servono a costruire la speranza, non la sovrastruttura che sostiene la società.

Allora faccio reverse engineering delle mie voglie e penso a quelle vere: quelle cui mi sembra di non poter dar seguito per mancanza di tempo, quando invece potrei. Eh, ma le difficoltà? Eh, ma la felicità?

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2017: Odissea nel Servizio Prima Classe (di Vodafone)

Amici cari, evidentemente era troppo tempo che non scrivevo una tragicommedia sul Guscio.

Allora cominciamo dalla fine, mi hanno già risposto con un ‘Gentile cliente, siamo molto dispiaciuti per l’accaduto e ti ringraziamo per la segnalazione. Il team di esperti a te dedicato ha subito preso in carico la tua segnalazione 14970 e ti contatterà entro 1 giorno lavorativo.

Cordiali saluti, Servizio Prima Classe’.

Loro sono molto dispiaciuti, immaginatevi io.

Ve lo racconto domani come è andata a finire, ammesso e non concesso che sia vero che, domani, uno del team degli esperti mi contatterà con delle risposte, perché quelli del Servizio Prima Classe di Vodafone sono il Team degli Esperti. Già. Sono dodici giorni che aspetto una risposta facile facile, dal Team degli Esperti.

Di seguito, per farvi ridere (o piangere), l’annoso antefatto che ho appena finito di scrivere nell’apposita sezione del sito web e via pec. Se non mi dicono niente entro domani scrivo direttamente a Bisio (e non sto parlando di Claudio).

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InspiraEspiraInspiraEspira…Ispira

Sulle note della ‘Felicità’ di Lucio Dalla, vi scrivo, dopo aver ascoltato tutto il cielo della città di Bologna nella notte del 4 marzo 2017. Quattro marzo.

Sulle note del ricordo  di un cineoperatore che dice ad un diciassettenne ‘hai un grande futuro’, vi scrivo, dopo aver guardato da adulto la fatica intensa di un piccolo uomo ed aver capito in un secondo che non io sola sono Alice e che il Paese delle Meraviglie è vastissimo (e ci accoglie tutti).

***

Evidentemente sto guarendo, evidentemente sto tornando a casa, evidentemente sta andando tutto bene…  se ho fatto una giornata così.

Resiliesco. Io credo.

Quindi dimagrisco, vero?

Evidentemente sto guarendo, anche se a me non sembra, perché la vita dà segnali singolari: quattro diverse persone, in difficoltà, mi han cercata per trovare una via d’uscita. Loro, dal loro casino, quel doloroso rumore, chiamano me per non sentirlo più.

Sì, succede ancora. Succede ancora che qualcuno chieda un consiglio, una indicazione. Chieda coraggio, spinta, fiducia. Chieda magari solo ascolto e, moderatamente, opinione. Succede ancora.

Vuol dire che io sto tornando io?Leggi tutto »InspiraEspiraInspiraEspira…Ispira

dal lato oscuro

*salviamoci la pelle* a bomba, bucasse lei e non io le pareti di questa stanza.
niente unghie nella pelle, niente testa sugli spigoli, stavolta io non romperò niente, a parte stracciare uno stupido biglietto d’auguri (ci ho messo un mese a farlo: non è collera, è logica).
cammino, cammino, cammino sul pavimento: faccio la maratonda.
mi salvo, mi salvo, mi salvo mi salvo la pelle, che ho solo questa.
la collera monta molto meglio della spuma dell’uovo, molto più alta della panna montata, molto più violenta di una valanga.
il peggior profondo richiamo del lato oscuro della forza.
monta senza pietà.
e schiaccia ogni ricordo, immagine, desiderio ed aspirazione.
la spoglio nuda, la guardo in faccia, sta stronza. non vincerà.
non vincerà, stavolta.

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senza maiuscole, piena di vita

ho riletto stasera, nell’occasione del suo compleanno, sei anni di racconti estivi dal Guscio.

li ho riletti cercando una storia a cui ho dato un titolo al contrario, quello della gatta d’estate e dei gabbiani che le insegnarono a volare.

non sono state tutte uguali le estati, davvero. son state lunghe e brevi, sofferte e vivaci, tranquille ed angosciate. son state estati di prosecco, rhum, lagrein, amaro del capo, prosecco, sambuca, satèn, sambuca. son state estati sempre un po’ etiliche, mai senza una tappa alla Agenzia delle Entrate, e sempre sempre con un gatto che mi guarda e miagola che mi ama.

sette estati piene di musica e di parole, cambiate sull’onda del tempo. timide, velate, metaforiche. poi sincere ma mistificate, poi silenziose. poi doloranti, attonite, spaventate. poi timorose, quasi riverenti, moderate, noiose. e poi di nuovo, e ancora, di più, ardenti, ermetiche, travolgenti.

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Un attimo dalla Grande Bellezza

Domenica di maggio, una di quelle in cui la vita pulsa forte e chiede risposte, azioni, braccia aperte, sangue caldo.  Una di quelle da stare al sole a dorare la pelle di luna e ristorare il cuore affondando naso e occhi nella grande bellezza.

Domenica di maggio, già.

Perfetta per un inatteso invito a camminare nel pieno centro della splendida Milano di primavera, col cielo blu che spacca gli occhi per quanto è vivido ed il sole che picchia sui cappelli delle signore della créme de la crépe (sic) della città.

Pienissimi, i giardini di via Palestro. Di persone, sacchetti, domande, fiori. Orticola 2015. Ed io che neanche sapevo esistesse…

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