Cohiba
Se volessi raccontare il viaggio in due parole, i miei ricordi cubani si concentrerebbero attorno a due colori nitidi: il rosso ed il blu. Non riesco a sintetizzare altro, ogni volta che provo a raccontare ricomincio da qui e ricordo essenzialmente due cose: il socialismo ed il mare. E se il mare mi ha affascinata, accolta, avvinta e innamorata… il socialismo mi ha profondamente segnata e mi ha fatto pensare. In quindici giorni di itinerario neanche troppo selvatico ho messo insieme cose che ho letto, altre che ho sentito, musica che ho ascoltato, immagini che ricordo da bambina e tutto è diventato una gran chiara confusione in testa che ad una sola cosa mi fa pensare (come sempre, e come mi ha insegnato Zamagni): l’unica veramente possibile è la terza via.
Del rosso cubano non si vede più la violenza, quasi non si leggono nomi di vittime (tranne che nei mausolei e nei musei commemorativi della Baia dei Porci), non si immagina il sangue, lo sporco, la paura, lo spavento della guerriglia… del rosso cubano si vedono i bambini nelle scuole e le code fuori dai negozi di alimentari – quasi l’inizio e la fine dello stesso mondo.
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