Le straordinarie avventure di Chopin
C’è un personaggio della mia vita che cito spesso e di cui non scrivo mai, probabilmente perchè è una parte così profonda ed ancestrale di me da sembrare scontata. Può un personaggio essere l’autore?
Eccome se può.
Può esserlo così intensamente da finire costantemente rappresentato, fosse anche fuori fuoco o di sfuggita, comparsa immancabile e precisamente necessaria che interpreta una presenza stabile, come lo sfondo del cielo quando si fotografa il mare.
C’è.
Chopin, il mio gatto. Il mio pezzo di cuore. Il mio migliore amico. L’altra parte di me.
Mi ricordo precisamente quando è nato: 31 gennaio 2003. Viaggiavo sulla Yaris da Saronno a Milano, tornando da una mezza giornata mediamente orribile di lavoro in KPMG (revisione) e cercavo di guadagnare casa dei miei genitori per traslocare: “Oggi pomeriggio vado a vivere da sola” (cioè, con Matteo a dire la verità, ma il senso è lo stesso). Matteo mi ha chiamata e mi ha detto: volevo dirti che è nato Chopin.
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