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Sulle note di Ti prendo e ti porto via
Annegata in undici mesi di lavoro matto e disperatissimo, avevo dimenticato le linee del mio viso, l’elasticità della mia apertura alare e la forza delle mie gambe. Succede poi però che la vita torna costantemente a se stessa, arrotolandosi come le onde del mare sulla battigia, e noi resilienti riprendiamo, ancora e ancora, la nostra forma originaria e, come dice un amico, diabolica (la mia).
Trascinata ad una festa, tornata a ballare, prima ho ricominciato a scrivere, poi a sentire e poi a guardarmi allo specchio. E mi sono accorta che mi sento in gabbia e che io in gabbia non ci voglio stare.
Mi sono accorta, soprattutto, che quel che vedo attraverso lo specchio (e guardo così di rado) è impressionante, come la mia vanità.
Sabato mi ha chiamata un amico, così, tanto per prendere un caffè, e invece siamo andati a pranzo fuori. E mentre gli raccontavo di come mi sento, innamorandomi di uno splendido pezzo di jazz che suonava in sottofondo, Paolo ha avuto una idea: ha trasformato la mia Ground Zero in un improvvisato set fotografico, ha scelto la musica, e mi ha dato un solo compito: balla!
Leggi tutto »double shooting, dancing and deep