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La donna del Terzo Millennio

***You learn, Alanis Morissette***

Quando ero giovane il mio ex marito mi prendeva in giro, parafrasando Elio, e mi cantava sornione: ‘Tu, la donna del Terzo Millennio’.

Io ridevo, non capivo. In fondo per me è sempre stato normale essere così, non mi sono mai posta il problema né della stranezza né della fatica.

Stasera però mi son trovata col frigo vuoto, ma proprio vuoto, ed un bisogno primordiale ed assolutamente fisiologico di ingurgitare delle proteine. Stasera mi son trovata sola, stanca, senza cena, col gatto triste e le imposte della finestra del terrazzo chiuse come le ho dimenticate stamani.

Guidavo sotto questa fastidiosa pioggerella umida ed ho realizzato che non avevo la forza né la concentrazione necessaria per entrare in un supermercato. E allora sono andata a Le Betulle e mi son fatta preparare i miei bravi quattro etti di tartare di manzo e me li sono portati a casa.

Mi son seduta, versata il Cabernet, ho divorato la carne con la tavola ben apparecchiata ed ora mi guardo riflessa nello specchio della webcam di FaceTime, con certe occhiaie spaventose sul viso da bambola, Chopin sulle ginocchia, il cervello che frulla alla velocità della luce.

La vedo, nitidamente davanti a me, la donna del Terzo Millennio.

Siamo fottute, ragazze. Siamo fottute perché vivere così è difficile, ma terribilmente bello.

Ho trentott’anni e ne dimostro dieci in meno, così ci provano tutti, dai 20 agli 80 senza soluzione di continuità, ed io posso difendermi solo con la violenza schiacciante della mia superiorità intellettuale, perché nessuno accanto a me può ancestralmente ed ufficialmente rivendicare alcun possesso del territorio.

Se non mi metto tacchi alti e gonne strette sembro una ragazzina, quindi giro per tredici, quattordici ore al giorno su faticosi trampoli da persona seria ed abiti preziosi, per finire in jeans e maglietta al sabato sera quando proprio non ce la faccio più a fare la figa. Ma non era il contrario?

Lavoro mediamente tredici ore al giorno ed io la so la matematica: non scherzo, è la media. Solida, ferma, stabile e piena di forza, come un uomo. Stronza come un uomo, sola come un uomo, come canta Vecchioni.

Scelgo la libertà, l’energia, la positività come stile di direzione. Governo, guido, comando, talora ordino. Poi mi rimbocco le maniche e spalo la merda, vagonate di merda, perché ci sono quelli che non sanno, quelli che non fanno, quelli che non vogliono, quelli che non riescono, quelli che sono lenti. Ma io sono alla guida ed anche quella che ci mette la faccia (e talora anche il culo) e per me niente è valido se non è perfetto.

Fucilo se serve, anche se non sono d’accordo. Fucilo, se è socialmente utile, anche quando devo colpire uno a cui voglio davvero bene, perché lui non lo sa, ma è la cosa migliore che potessi fare, anche se mi fa terribilmente soffrire. Del resto, sono progettata per essere una macchina: ci son dolori che vanno attraversati per traghettare all’altra sponda dello Stige.

Mio fratello dice di me che professionalmente sono la peggior rompicazzo della storia: esigente, superba, iper performativa, perfezionista.

Gli amici dicono di me che lavoro troppo, che sono sempre eccessivamente concentrata sull’obiettivo, che l’obiettivo non è il mio, che esagero.

Il mio ex marito riassumeva tutto questo dicendo che sono una fottuta donna del Terzo Millennio.

Insomma, a guardarla così sembra tutto un disastro ed io un proverbiale errore della genetica.

Invece no: è solo difficile starmi accanto e viaggiare sul mio ottovolante di passione energia e fatica.

Non sono l’unica, sono sicura. Ne conosco almeno altre due o tre, di donne del Terzo Millennio, quelle vere, e penso che siamo bellissime.

Vivo una vita incandescente, portando con una leggerezza encomiabile il peso di Atlante sulle mie spalle solide. Cammino dritta, fiera e neanche un po’ altezzosa, perché chiunque incontri è una persona come me e va accolta ed ascoltata.

Incedo, sul lavoro, come una macchina infernale: inflessibile, esigente, oltremodo concentrata sul risultato. Parlo come una mitragliatrice anche in una altra lingua, ho il sangue freddo di un rettile e il cuore bollente di un felino. Feroce come un cecchino ed acuminata come una lama, dura come una lastra di granito, svelta come un gatto, comprensiva, attenta, curata e bella come la più splendida delle femmine di cigno.

Poi esco, e sono una ragazza gioiosa, socievole e spregiudicata. Fraintendete, se volete, si vede che non sapete capire la differenza tra la libertà intellettuale e la dissolutezza. Discuto alla pari di politica, filosofia e letteratura. Non so la geografia, stupisco con l’eloquio dell’erudito ed il turpiloquio del camionista. E non me ne frega niente degli sguardi che attiro e non gradisco.

Ho avuto più amori che scarpe, che è quasi preoccupante visto che sono drogata dalle ultime. Non ne ho imbroccata una ma sono ancora in piedi, sorridente e fiduciosa, e credo ancora a Cenerentola.

Ho guadagnato poco, lavorato tanto. Collezionato soddisfazioni impagabili come un amico che chiama per ringraziare per un consiglio ben dato, un cliente che conferma un parere azzeccato, persone che ricordano il mio nome impronunciabile in qualunque altra lingua solo perché mi hanno ascoltata dare una raccomandazione in videocall.

Torno a casa, la sera, e per quanto io sia stanca voglio sempre preparare una cena, sorridere, sorseggiare un bicchiere, fare due chiacchiere belle.

Non sempre mi riescono le chiacchiere, perché vivo da sola, ma la mia casa è aperta ed i pezzi di cuore lo sanno. Talora mi trovo, quindi, ad accogliere, dividere un pasto magro, inventare uno spaghetto con la bottarga a mezzanotte, improvvisare un pesciolino alla ligure.

Indipendente, autonoma, libera, la donna del Terzo Millennio. Cucina per divertimento, non per dovere. Lavora per scelta, non per necessità. Sorride per definizione, in faccia ad un futuro ostile e spesso vagamente ancora maschilista. Dorme in un letto a due piazze occupandone solo una, perché c’è un posto sacro nello spirito di una femmina ed è quello dell’unico, vero, libero compagno di viaggio. Ascolta gli amici e li accoglie. Colpisce il nemico con l’acume dell’intelligenza e lo sguardo scevro di ogni violenza od isteria.

Vive la vita faticosa, piena di curve ed ostacoli, di tutti i cuori coraggiosi e fervidi che nel mondo passano per lasciare un segno, impara a cambiare, ad evolvere, a non perdere le sue radici antiche e femminilissime, a conservare lo sguardo attento e premuroso della Donna Selvaggia.

Cammina con fierezza la donna del Terzo Millennio.

Io faccio come lei, come lei incedo e vivo, degna figlia della mia grande madre.

Mi chiedo stasera, stanchissima, se abbia davvero senso fare tutta questa fatica sotto al sole per poi tornare verso casa realizzando che non ho avuto modo di fare la spesa e non ho niente da farmi da mangiare. Ha davvero senso vivere così, senza nessuno che mi aspetta?

Sì, ce l’ha. Perché è gratificante, emozionante e fertile vivere in questa guisa, piena di idee e di capacità espressive, senza avere bisogno di un altro, bensì desiderandolo.

Mi avvicino alla notte così, stasera: ridendo di chi dice che il sesso debole ha scambiato i ruoli della società per conquistare ruoli di potere cui non può aspirare.

Posso aspirare ad essere un intellettuale, un pensatore ed un artista senza perdere un solo alito della mia femminilità più densa e pura. Posso amare e lavorare, accogliere e redarguire, sorridere alle avversità, affrontare con coraggio le sfide e piangere per il nervoso senza smarrire una virgola del mio proverbiale standing.

Posso ascoltare jazz e pop e non essere una contraddizione sulle gambe.

Posso bere come un Unno e mangiare come un canarino senza ingrassare né dimagrire, rimanendo sempre tonda, bella e lieta come sono.

Soprattutto, posso andar fiera della caricatura che, dieci anni o più or sono, fece Matteo: la donna del Terzo Millennio è lo spettacolo della natura che non perde mai le sue radici e tiene il passo del cambiamento, proprio come una ballerina di tango.

I recommend getting your heart trampled on to anyone
I recommend walking around naked in your living room

Swallow it down (what a jagged little pill)
It feels so good (swimming in your stomach)
Wait until the dust settles

You live you learn, you love you learn
You cry you learn, you lose you learn
You bleed you learn, you scream you learn

I recommend biting off more than you can chew to anyone
I certainly do
I recommend sticking your foot in your mouth at any time
Feel free

Throw it down (the caution blocks you from the wind)
Hold it up (to the rays)
You wait and see when the smoke clears

You live you learn, you love you learn
You cry you learn, you lose you learn
You bleed you learn, you scream you learn

Wear it out (the way a three-year-old would do)
Melt it down (you’re gonna have to eventually, anyway)
The fire trucks are coming up around the bend

You live you learn, you love you learn
You cry you learn, you lose you learn
You bleed you learn, you scream you learn

You grieve you learn, you choke you learn
You laugh you learn, you choose you learn
You pray you learn, you ask you learn
You live you learn

Definately, living, I’m still learning a lot.

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