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un Buddha ed un messaggio,tra la vista ed il cuscino

Mezzanotte e ventiquattro minuti, due giorni all’equinozio d’autunno.

Entro in casa e trovo due regali dalla vita. Ciascuno dei quali ha un peso incalcolabile, quello delle piccole cose.

Quelle che fan la differenza.

Visualizzo un messaggio inatteso, da una donna che riconosco ma non conosco, che accoglie la mia umanità nella sua. Impensabile, vero: ancora una volta mi accade che una donna che non ho mai visto in faccia e che mi dovrebbe intendere come nemica abbracci la mia natura e la riconosca.

Poi varco la soglia e trovo delle parole sghembe scritte con fatica ineffabile su un foglio di carta.

*Buona sera: ho portato un grande piccolo regalo penso ti piace. Grazie*.

Qualcuno che è entrato a Ground Zero ha lasciato qualcosa per me.

E non è la mia grande madre che mi ha donato le preziose marmellate che siedono ordinate sul piano di finto marmo della mia cucina (grazie mamma!).

Qualcosa di più ad est, molto più ad est. Più giovane, molto più giovane.

Più povero, umile, modesto.

Ci vogliono cinque minuti perché io scandagli l’intero perimetro di Ground Zero e capisca.

Sulla libreria bianca, stasera, c’è un colore nuovo.

Viene dall’est, siede in meditazione, tace ed accenna un mezzo sorriso.

Proprio come diceva Thích Nhất Hạnh.

Sul ripiano dei miei preferiti, stanotte, nelle note intonate della mia vita discronica, tra Daniel Pennac ed Alessandro Baricco, siede meditativo un Buddha di Tek.

Ai limiti di meno e più infinito, tra il superiore e l’inferiore, trovo, improvvisamente, un vaso di cristallo con l’anima d’acciaio e due maschere blu, su sfondo verde, quelle di un re e di una regina. Nel mezzo, l’apoteosi della pace dell’esistenza.

Rifletto, per un attimo, e mi trovo stesa sull’orizzonte. Un girasole, un vaso, una bottiglia di prosecco stappata quando sono arrivata qui, un quadro di Vettriano che dice di danza ed amore, un crocefisso di Loppiano, qualche libro di filosofia, Sciascia, la Fallaci, Isaac Asimov, Gabriel Garcia Marquez, il Duemilavini 2011, il Cucchiaio d’Argento, un gatto che fa le fusa, le lenzuola lilla, La Petit Robe Noir di Guerlain, un trench rosso di Desigual, il bauletto di Furla, un bruciatore d’incenso. Nel mezzo, un Buddha di Tek.

La vita inizia e finisce qui ed ora.

Tra il presente e l’infinità innumerabile.

Che chi semina amore, amore raccoglie. Senza doverlo chiedere e men che meno mendicare.

Col gatto sulle gambe, coerente e stonata, mi accingo a riposare. Fiera, piena ed ebbra delle emozioni della vita.

Semino amore, come mi ha insegnato mio padre.

Gioisco dell’infinita fortuna del saperlo accogliere, come mi ha insegnato mia madre.

Amo, sono, siedo ed accenno, nemmeno troppo timida, un mezzo sorriso.

Amen.

 

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