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Primavera e presenza

“Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai.

Certo che ce ne faremo.

Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza.

Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno.

Farsi presenza, significa accettare l’assenza.”

Me l’ha insegnato, stasera, il Piccolo Principe (che forse, per una volta, dovrei leggere da grande, visto che da piccina non ho imparato niente).

Ci ho pensato un po’, in questi mesi. Mi son chiesta se ne avevo ancora il coraggio.

Poi ho capito. Ho guardato, aspettato, accolto. E quindi sentito, oltre a capire. Me l’ha detto la pancia, non la testa.

E’ autunno, ed io son qui, stanca morta, sola e tranquilla.

Ho preso la settimana passata e quella che viene e le ho messe in ordine. Ho pulito la mia bella piccola casa, buttato le cose che mi pesano e mi frenano. Bruciato incenso, respirato il silenzio. Arrestato la frenesia. Mi son fermata a guardarmi, prima di andare avanti. Sono stata da sola tutto il tempo che mi serviva.

Son ferma sulla sedia. Non ho mal di testa, non ho mal di gambe, non ho nemmeno il mal d’anima.

Ci penso con obiettività e so che non so niente, nemmeno cosa mi aspetto. Ma suona ancora così, che va bene.

E’ autunno ed io son qui da sola.

Accetto il rischio dell’inverno e quello dell’assenza. Per una volta, davvero, provo a guardare il viceversa.

E mi faccio primavera e presenza.

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