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un grammo di angoscia

Apri gli occhi di colpo. Sussulti: sei sveglia.

Una mano fredda e ossuta stringe forte lo stomaco e sale verso il collo, il cuore ha il battito accellerato, l’aria è rarefatta.

Non respiri bene.

Chiudi gli occhi. Forse se li tieni chiusi, va via.

Ma così è anche peggio.

Nel buio il battito del cuore rimbalza contro le pareti, la mano fredda stringe ancora più forte la bolla vuota tra lo stomaco e i polmoni, il silenzio è assordante.

Riapri gli occhi, ti giri dall’altra parte: c’è la luce del giorno fuori dalle persiane della camera lilla di Ground Zero. Filtra un lungo raggio di luce bianca che colpisce il lato Nord del letto, quello dove la testa ce la metti solo quando sei aggrovigliata nelle braccia di qualcuno. Qualcuno chi? Qui? Nessuno, nessuno.

Distesa, con gli occhi aperti, ti accorgi che non puoi respirare. Ti accorgi che la bolla di vuoto opprime i polmoni, le dita ghiacciate si piantano nella carne e ti fanno venire voglia di urlare.

Richiudi gli occhi, forzi il respiro, cerchi di guidarlo. L’aria non c’è.

Conosci questa sensazione da quando eri ragazzina, e sai che può durare ore.

Ogni mattina, il morso della fame della felicità che ti divora l’anima. L’urlo strozzato in gola della paura che la notte non finisca, che il giorno non cambi mai, che dentro risuonino, muti e madidi di sudore freddo, il silenzio, il vuoto, il buio, la morte. Per ore ed ore ed ore. Ore ed ore.

Un suono sul vetro, l’iPhone si illumina: “amica, buongiorno”. Grazie amica, che lanci una fune a cui aggrapparsi per uscire dalla palude della tristezza.

Ti alzi, in qualche modo, e ti tremano le gambe. Aria, nella stanza, non ce n’è e il bassoventre è contratto da uno spasmo doloroso. La spalla destra tira, forte, e la contrattura sale fino all’encefalo. E l’urlo acuminato di male perfora il cervello.

Hai gli occhi feriti da questa immensa luce bianca del giorno, che dovrebbe illuminarti e invece ti sembra di non vederla proprio, che non sia giorno, che non sia vita.

Ti trascini alla macchina del caffè, perchè vivere bisogna. Perchè lo spettacolo deve continuare. Accendi lo stereo, che suona sempre la nota giusta al momento giusto.

Ben Harper — Steal my kisses —.

Ma oggi non fa ridere. E non fa ballare.

Un altro messaggio: “Mentre sei a IM scendo io a scacciare i fantasmi”.

E di colpo, incontrollata, una lacrima grossa sul viso. Poi un’altra, poi un’altra. Amica cara, che ti fa sentire che sei al sicuro, che non sei sola.

Per un attimo, brevissimo, ti sembra di averlo ingoiato, un grammo di angoscia. Un grammo di droga cattiva, che ti sbatte forte contro il muro, ti strangola, ti schiaccia forte forte contro questa stupida, spaventatissima, te stessa.

“Non lo scacciamo, questo fantasma, sorella. Sono stata così felice, anche se solo per un attimo, che non mi voglio dimenticare com’è.”

Gino Paoli — Vivere ancora —, e il pianto che esplode e scroscia, fortissimo. Ingestibile, come te.

Sessanta lacrime in dieci secondi, calde e grosse, che spazzano via tutto in un attimo. Se piangi, respiri.

Se piangi, respiri.

Allora piangi, bambina mia, piangi, piangi, piangi tutta la tua infinita tristezza. Piangi la tua paura, piangi la tua unicità, che per te significa solitudine. Piangila tutta, che poi ricominci a respirare.

Piangi che sei profonda, piangi che sei difficile, piangi che sei intelligente e che fai paura perchè non ti si può tenere, non ti si può gestire.

Piangi, perchè se sei capace di lacrime, sei capace di amore.

E poi siediti, scrivi le emozioni che hai dentro così rimangono sul foglio e le ritrovi ogni volta che ti servono, ascolta e riascolta questa musica finchè non ha finito di suonarti dentro, metti tre cose in valigia, e parti per il mare.

2 commenti su “un grammo di angoscia”

  1. ASSOLUTAMENTE ECCEZIONALE! MENTRE LEGGEVO ERO CON TE, ERO TE. IL TUO GRAMMO DI ANGOSCIA L’HO ASSAGGIATO.
    Quando capita a me, spesso, invece non è un grammo, ma poche terribili gocce.
    TROVA ANCHE TU L’ANTIDOTO – SAI DOVE E COME.

  2. lacrima, tonda, gonfia, morbida, rimbalza, si scioglie, diventa rivolo, scende, bagna, arriva all’angolo della bocca e rientra, in te, per non farti restare senza amore perchè l’amore è in te

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