Ci sono momenti perfetti, brevissimi eppure con la consistenza e la forma dell’infinito, in cui si percepisce la pienezza della vita, quelli che ispirano la poesia e sprigionano una forza impressionante.
E non c’è davvero bisogno di niente, per essere felici, basta trovare il centro, il Chi, la propria singolarità irriducibile e starci dentro.
Ci volevano solo due birre, una bella conversazione, una leonessa a tavola che divide il pasto e difende e tiene forte il suo uomo, un amico sincero, una pizza buona, pochi chilometri in macchina nella notte stellata e una voce che viene da lontano ma arriva davvero vicino.
Alice ha parcheggiato la macchina fuori, stasera, perché le è tornata la voglia di camminare. L’iPhone in tasca, Dolcenera sparata in cuffia a tutto volume, le scarpe rosse da stregatta che battono i tacchi sul pavé al ritmo della musica, il passo lungo, la testa dritta, il vento sulla schiena e nei capelli e una istantanea, improvvisa e ingestibile voglia di vivere.
Un attimo, perfetto, in cui tutto ha improvvisamente senso, nel disordine di una vita appena inventata.
La chiave nella toppa, la musica sempre più alta, tre passi girando su se stessa sul balcone, un po’ ballando, un po’ con le braccia alzate al cielo come i bambini che fanno l’aeroplanino, la felpa leggera, le gambe nude, un bicchiere di Unicum e il gatto che fa le fusa.
Un messaggio di Amelie, le luci di Sandwich Floor spente che raccontano che Annie si sta ancora allenando, la bottiglia d’acqua sul comodino, la bilancia che dice ‘sei magra’, lo specchio che dice ‘sei bella’, la vita che dice ‘sei viva’.
Due amici che si amano, un cane che corre in cortile, la camicia da stirare domattina, l’equilibrio irraggiungibile tra la realtà e il sogno, ma soprattutto il sogno.
Alice, tu, tu che dicevi che non pioveva più…
Ascoltalo altre cento volte, questo pezzo di Dolcenera, e ricordati sempre, ogni volta che cadi, la meravigliosa ebbrezza di un attimo, perché se lo conservi con cura, potrebbe essere eterno, dentro di te.
Semplicemente meraviglioso.