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incazzata blu

Sono arrabbiatissima con te perché usi i puntini di sospensione a sproposito.
E passi di qua e ricordi a tutti quelli che hanno voglia di leggere il Guscio che sei esistito, quando io non lo faccio. Non lo faccio perché tu non ci sei più, nella mia vita. Non ce n’è traccia, il che è già abbastanza spaventoso di per sé.

Sono arrabbiatissima con te perché mi hai fatto diventare gelosa e non lo sono mai stata.
Sono arrabbiatissima con te perché mi hai fatta diventare infedele, e non lo ero.
Sono arrabbiatissima perché da quando mi hai distrutto l’intera logistica esistenziale, trascinandomi in una assurda convivenza decisa e iniziata che tu già facevi progetti con un’altra, io non riesco più a tenermi niente.
Come dice Anna, me ne fotto di tutto e di tutti, e mediamente mi faccio un male boia. Ma proprio boia.
Specie se incontro qualcuno che mi fa battere il cuore e venire le farfalle, ed è così diverso da te che rischio di nuovo di scambiare il fuoco di un cerino per il sole.

Sono arrabbiatissima perché ho buttato via un sacco di tempo, che avrei potuto usare in mille altri modi.
Sono arrabbiatissima perché se mi avessi lasciata andare, quel lontano dicembre che sembra un’altra epoca, oramai, se mi avessi lasciata dov’ero, io ora forse non sarei qui. Perché se non ti avessi creduto, se non avessi dato retta a tutte le stupide bugie che hai raccontato prima a te stesso e poi a me, non dovrei sopportare adesso il peso e le ferite di tutti i cocci sparsi che ho lasciato alle mie spalle.

Più ci penso e meno capisco perché tu abbia dovuto farmi questo. Eravamo due bellissimi amanti, niente altro. Tu eri il mio traghettatore ed io il tuo. Ti dovevo servire per affrontare il tuo terribile te stesso, le bugie che hai detto a Deborah, la vostra relazione che non funzionava più. Avresti dovuto usarmi, come sei bravissimo a fare, come diversivo per guardare in faccia la realtà, e poi guardarla in faccia davvero.
Avresti dovuto lasciare lei perché fosse libera di vivere della felicità piena che si meritava e che si è conquistata con le lacrime e il sangue. Avresti dovuto essere onesto con lei per portare almeno un po’ di rispetto all’affetto che vi ha legati.
Invece no. Sei stato disonesto con lei, lasciandole credere che tra noi non ci fosse quel legame di acciaio e carbonio e oro rosso.
E sei stato disonesto con me perché non mi amavi, ma la sola idea che io potessi allontanarmi e tu rimanere solo ti faceva stramazzare al suolo. Forse perché tu, a differenza di me, solo non ci sai stare. Forse perché sei tu quello debole, quello che non sa affrontare le difficoltà, che non regge gli urti della vita.
Sono arrabbiatissima perché hai avuto l’ardire di dire cose simili di me, solo perché non avevi il coraggio di guardare in faccia la tua bella dottoressa bionda e dirle che le avevi mentito, e parecchio.
Sono arrabbiatissima perché sei stato ingiusto e scorretto nei miei confronti, e non me lo meritavo. Quello che volevi da me erano buon sesso e risate, qualche cena fuori e una donna che sapesse scegliere il vino. E basta. Che bisogno c’era di dirmi che mi amavi? Ne ho un paio, di amici così, e nessuno mi dice che mi ama.

Mi sembra quella scena di Harry ti presento Sally in cui lei piange sulla spalla di lui e gli dice: “Non è che non si voleva sposare, Joe non voleva sposare me!”. Ecco, mi sento così.
Che ti guardo adesso e vedo che sei andato nella mia città senza di me, e che con me non ci volevi andare. Che scrivi su Facebook che sei “ufficialmente fidanzato” e hai un’immagine del profilo di coppia, come gli sfigati vent’enni che annullano la loro identità nell’esser due. Tu, che a me hai sempre detto che mai avresti fatto una cosa simile. Io, che sono sempre stata della stessa idea, ma che lo pensavo davvero. Tu, che regali anelli e pegni e promesse. E a me dicevi che non ti saresti mai più impegnato perché avevi già sbagliato una volta. Non è che non volevi farlo, non volevi farlo con me. Datti torto, anche io non lo farei, con una come me. Lo dico sempre: giratemi alla larga, sono pericolosa.

Ma non mi amavi, perché non mi hai lasciata andare? Lì quando avrei potuto leccarmi le ferite della separazione con persone sane e pulite che mi volevano gratuitamente e onestamente bene e mai mi avrebbero ingannata, tradita e infangata così?

Cos’è, ne valeva la pena? Per tre weekend al mare, cento bottiglie di vino e un viaggio negli Stati Uniti?
No, non ne valeva la pena.

Non ne valeva la pena perché adesso io ho paura di amare e ho paura di credere, e confondo i bisogni e le emozioni, i desideri e le necessità di colmare il vuoto.
Non ne valeva la pena perché se vedo una scena di violenza in teatro mi ricordo il terrore e il dolore che ho provato più volte.
Non ne valeva la pena perché sono passata da un eccesso all’altro, senza alcun punto in comune, e adesso nemmeno so più cosa voglio.
Non ne valeva la pena perché non meritavi la mia fatica, la mia fiducia, il mio amore, la mia attenzione. Le mie premure.
Io le meritavo. Dovevo dedicarmi a me, e non a te.
Leccarmi le ferite, raccogliere i cocci, recuperare il senso della separazione, capire il perché sono arrivata qui e come, non perdere il mio tempo a credere che saresti cambiato.

Sono arrabbiatissima con te perché ho il pieno diritto di dire che sono infelice e che è colpa mia, che come una stupida inetta ti ho creduto e ho buttato un’eternità di tempo a cercare di costruire qualcosa che sapevi benissimo non aveva alcun senso.

Sono arrabbiatissima perché ti sei innamorato di una donna meritevole e gentile via internet, perché mi hai lasciata sola a sistemare la tua casa mentre tu prenotavi treni e macchine per andare da lei, perché mi hai fatta sentire in colpa se cercavo di essere ancora guardata e desiderata da qualcuno.
Sono arrabbiatissima perché mi hai infangata e soffocata e adesso io sono fredda come un iceberg, io che avevo così tanto amore da dare.

Sono arrabbiatissima perché non hai neanche una briciola di rispetto per me, come non l’hai avuta per Deborah.
Sei riuscito ad accusarla di avere una relazione prima che vi lasciaste, così ti scaricavi la coscienza, e non l’hai  mai guardata in faccia dicendole la tua, di terribile agghiacciante verità.
Sei riuscito a dire di me che sono fragile e  debole e che non avrei potuto reggere la vita senza di te, e hai avuto la faccia tosta di dirlo anche alla mia amica, per giustificarti della tua mancanza di coraggio.
Io che credevo fossi un uomo, e invece dell’uomo avevi solo la forza fisica, non la potenza.

Sei riuscito a passare da qui e lasciarci tre puntini di sospensione, in risposta al fatto che io non ho rinnegato il ruolo e il peso che hai avuto nella mia vita.
Non te l’avessi detto mille volte, non fosse bastato, te l’ho anche scritto, due anni fa, che mai, mai sarei stata per te un punto di sospensione, perché non è un segno di interpunzione che appartiene alla mia semantica esistenziale.

E tu non hai capito. Non allora, non oggi. E io ho già perso troppo tempo, ad essere arrabbiata e sprecare la mia energia con te.

Eppure sono arrabbiata.
Sono proprio incazzata blu.

2 commenti su “incazzata blu”

  1. Io con lui non sono arrabbiato…anzi… ad essere onesto credo che tu sia diventata ancora piu’ magica grazie a questa incazzatura! non rinnegare nulla, non perdere tempo ad avere inutili rancori…. respira, sorridi e ricorda che hai vicino un sacco di persone che valgono molto di piu’ di semplici puntini di sospensione….

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