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La differenza tra Ali e Ame

Sei meno dieci di un venerdì mattina di gennaio, è buio, fa un freddo cane e fuori dalle finestre a quadrotti, a Melrose Place, si vede solo neve.

Amelie saltella superattiva davanti al basculante del box, trafficando nel bagagliaio della Golf per farci stare borse, scarponi, spesa e vettovaglie, mentre gli sci sa già dove metterli, lei che ha “il tubo” dentro la macchina. Alice esce dalla porta tagliafuoco delle scale con un occhio aperto e uno chiuso, trascinando al suolo solo la borsa coi vestiti. Il resto, con intelligenza, l’hanno già messo in macchina ieri sera. Imbustata nella sua giacca rossa strettissima e molto vintage, chiamata cordialmente “il preservativo”, schiaccia il pulsante del telecomando per aprire il cancello automatico e si schianta sul sedile del passeggero, stropicciandosi gli occhi nel vano tentativo di svegliarsi.

“Socia, come sono contenta! Che bello! Non andiamo al lavoro ma a sciareeeee!” Amelie esulta e strepita con la sua vocina da bambina matura, mentre Alice cerca di non mandarla a quel paese perchè ha un sonno che metà basta e un freddo polare. *Come diavolo hai fatto a convincermi ad alzarmi?*

Sono proprio fatte l’una per l’altra, Amelie ed Alice, la mattutina e la notturna. Partono per un weekend di sci e risate, indetto in quattro e quattr’otto tra martedì e mercoledì da Davide e Fabio, che sono in settimana bianca ospiti nella grande casa di Amanda, luogo proverbiale di ritrovi del gruppo. Due serate per organizzare, un giorno di ferie strappato al calendar di Outlook e una levataccia per arrivare in tempo e godersi le piste anche oggi.

L’autostrada scorre veloce sotto le gomme da neve, perchè Amelie è una con la macchina seria, il viaggio è lungo e metterle d’accordo su che musica ascoltare è quasi impossibile, perchè l’una è rock e l’altra è jazz, nella vita e nei gusti. Il CD di Battiato, però, riempie la macchina di note piene di energia e le fa cantare abbastanza da svegliarsi di buon umore tutte e due nel sole che sorge alto all’orizzonte. Una sosta in autogrill per fare il pieno: una beve succo d’arancia e non mangia, perchè è a dieta, l’altra tracanna mezzo litro d’acqua, un caffè e ingolla una brioche al cioccolato, perchè la mattina ci vogliono i carboidrati per stare in forma.

La differenza tra Ali ed Ame.

A destinazione, nella grande casa quasi vuota, le aspetta Amanda, che ha preparato la colazione e ha una incredibile voglia di sentir raccontare qualcosa, chiusa nel maledetto ritiro spirituale di preparazione all’esame di stato. Tra due settimane l’incubo è finito, ma nel frattempo Amanda si è reclusa nel silenzio della neve di montagna per riuscire a studiare dodici ore al giorno e non distrarsi. Dimagrisce a vista d’occhio, con le sue larghe spalle da pallavolista curve sui libri, e ha molta molta voglia di parlare con qualcuno che capisca quello che dice. Davide e Fabio l’hanno raggiunta domenica scorsa, ed è una settimana che parlano di sport, del nuovo sindaco di Milano, e fanno confusione la sera in cucina, cercando invano di cucinare qualcosa. I due Federico, invece, sono arrivati un’ora fa, hanno lasciato i bagagli in macchina, tirato giù dal letto Fabio e sono usciti a fare colazione e chissà che altro. Davide, nell’altra stanza, dorme ancora. Nato per poltrire e riflettere, lui, con la sua ironia tagliente e la sua erre moscia.

“Ci ho pensato bene, non vogliatemene, ma non vengo a sciare, altrimenti oggi non studio un cazzo e poi non mi godo la serata.”

Amelie sbuffa, capricciosissima.”Epperdio, amica! Ma domani almeno vieni?”

Amanda scuote la testa, desolata.

Alice asserisce, invece, affetta da una gravissima forma di scazzo esistenziale che la spinge a pensare che quasi quasi sta a casa anche lei. La sua socia, però, non perde un attimo. Caffè, fetta di torta di mele e già si è infilata la tuta da sci e la trascina fuori per un braccio. Alice saluta Amando con un bacio e segue l’entusiasmo di Amelie quasi controvoglia.

La differenza tra Ali e Ame.

Alla stazione della telecabina gli altri tre le aspettano discutendo con animosità del risultato dell’ultima partita di rugby della nazionale italiana. Fabio ha già fatto la coda per comprare gli skipass, e adesso sta distribuendo pezzi di plastica e raccogliendo banconote in cambio, in fondo lui è il commercialista, chi meglio potrebbe tenere la cassa?

La mattina promette bene: il sole sale bianco e brillante, in cielo non c’è una nuvola e la folla che si accalca per salire sulla piccola funivia commenta che la neve ieri era bellissima, oggi sarà anche meglio. Amelie continua a parlare febbricitante di quanto è contenta di essere venuta a sciare, catturando completamente l’attenzione di Federico e Fabio, che fingono di ascoltarla mentre guardano intontiti il suo bel culo tondo fasciato dalla tuta azzurra. Amelie, che nella vita di tutti i giorni ama stare in tuta e scarpe basse, sulle piste è fissatissima per essere strafiga e riscuote un successo pazzesco, con il corpo teso, i capelli lunghissimi raccolti in una coda di cavallo, gli occhiali a specchio bluastri con la montatura bianca con cui gioca anche a beach volley.

Alice, nella sua tuta sgargiante con la giacca verde mela e i capelli corti sparati sopra la fascia, guarda assorta fuori dal finestrino, sentendo le vertigini che salgono allo stomaco quando le braccia della telecabina passano sopra ai piloni, con la solita espressione mezza imbronciata di una che pensa troppo. L’altro Federico guarda Alice, poi la neve e gli alberi arrampicati lungo la salita, e si chiede (e non le chiede) a cosa stia pensando e se stia pensando al mare. Sono buoni amici, Ali e Chicco: si capiscono al volo, anche se lei dice diecimila parole e lui quattro per esprimere lo stesso concetto. Gli spiriti affini, come li ha chiamati lei, che in qualche vita passata dovevano essere qualcosa di più, per riuscire a condividere così bene anche il silenzio.

Alla partenza degli impianti la temperatura è buona, sono le dieci e mezza, il sole brilla e la neve riluce. Mettersi gli sci e i guanti è un attimo. Aspettare gli snowboarder che trafficano con l’attrezzatura, invece, è straziante.

*Ma perchè ci mettete sempre vent’anni a prepararvi?* pensa Amelie, che freme negli scarponi. La pazienza non sa neanche cos’è, mentre inforca gli occhiali e si appresta a scendere dalla prima discesa. Fabio, alla sua prima sessione con lo snowboard, ruzzola clamorosamente al suolo al solo tentativo di inclinare la tavola. “Andiamo bene, amico!” se la ride Fede, che non ha proprio voglia di fare una discesa con calma. È questione di minuti, in fondo, e poi potrà cominciare a gareggiare con Amelie a chi arriva in fondo prima o meglio. Chicco studia la pianta delle piste, per decidere da quale scendere. Alice traffica con l’iPhone, intenta a mandare un paio di sms.

La prima pista è l’unica che riesce a tenerli tutti insieme, tra Fabio che rotola, Chicco che sosta e risosta guardandosi attorno, Alice che cerca di scaldare le gambe addormentate e piene di acido lattico a causa di un allenamento troppo pesante in palestra, ed Amelie e Fede che sono già volati avanti a tutti in men che non si dica. Federico è come Alice: rumoroso, energico, vitale e casinista. E infatti, diversissimo da lei, si integra perfettamente con Amelie.

Non uno, dico uno, che scenda con disciplina o ordine; il gruppo si rompe e si spezza più volte, con l’appuntamento fisso alla partenza degli impianti che qualcuno, talora, clamorosamente buca ma poi, non si sa come, riesce a recuperare.

Seggiovia, discesa, bivio.

Seggiovia, col sole che comincia a scaldare e si riflette sugli occhiali scuri. Foto assurde con l’autoscatto da postare su Facebook per fare invidia a chi è rimasto a casa, da brave queens of autopicturing.

Discesa, con l’aria fredda sulla faccia e la neve che sbarluccica intorno. Il fruscio nelle orecchie, i bambini della scuola sci che tagliano la strada a chi scende troppo velocemente; c’è chi cade, ogni tanto, come Alice, e chi invece fa una superesibizione di stile e non cade mai, come Amelie.

Bivio, e Fede che va liberamente per i fatti suoi alla faccia di Chicco che ha stabilito l’itinerario e lo segue con diligenza e attenzione.

Dalla cima più alta, una distesa sterminata di neve e luce e cielo e cocuzzoli di montagna.

Chicco si ferma a fotografare, immagato dallo spettacolo. Amelie e Fede, invece, sono già spariti per provare un fuoripista vietato ma non troppo. Fabio litiga con lo snowboard, chiedendosi se non sia il caso di tornare alla base a recuperare i suoi amati sci, lui, vecchio scarpone. Alice si appoggia sulle racchette, leziosa. Si sfila la fascia bianca dalle orecchie e annusa l’aria fredda e il sole caldo. Sta ferma, respira, si avvicina a Chicco, tace, sorride.

La differenza tra Ali e Ame.

La giornata è perfetta. Un bombardino al bar a mezzogiorno, giusto per riprendere fiato e calore. Lo bevono tutti, tranne Alice, perchè lei vuole il caffè americano.

“Dai cazzo! Socia! Tu che sei mezza alcolista bevi il caffè?” Amelie non ne ha, di peli, sulla lingua, mentre Alice sta sempre attenta a non dire cose che possano urtare il prossimo. Nemmeno un pelo, sulla lingua. Come potrebbe, il faro, non dire sempre quello che pensa?

“Oh! Potrò fare un po’ quel che mi pare, socia?” ribatte Alice, contrariata. Come dice Amelie, Alice, al perfetto contrario di lei, se ne fotte di tutto e di tutti e fa e dice solo quello che vuole. Che bella, così spregiudicatamente libera. Che strana, così incredibilmente differente.

Il prossimo appuntamento è al rifugio più alto verso le due, perchè, come dice Fede “in una vera giornata di sci non si mangia, ma si beve giusto un tè per riscaldarsi e assumere un po’ di zuccheri”. Ma prima Alice, come al solito, deve andare in bagno. Amelie, perfetta nel suo splendore da vera atleta, riesce sempre a tenerla, la pipì. Alice, invece, ha una vescica con capienza quasi zero, e traffica furiosa sulla WC alla turca (che tanto ha commentato con Chicco e Fede) cercando di non farla sulle bretelle della salopette. Terribilmente diverse e assurdamente consonanti, Alice ed Amelie. Una che va in bagno ogni due ore ma ha sempre il controllo, l’altra che potrebbe tenerla per ore ma non è assolutamente in grado di non perderlo, il controllo.

Discesa, seggiovia, fuoripista, raggio di sole, nicchia di ombra, lastrone di ghiaccio e Fabio che prende il volo e ruzzola al suolo per l’ennesima volta. Meno male che ci sono Alice e Chicco, con lui. Lei va piano, perchè soffre di vertigini e l’occhiale da sole graduato toglie profondità alle percezioni. Lui invece va piano e basta, perchè si gode la pista scendendo e respirando il profumo fresco del bosco accanto.

Amelie e Fede sono scomparsi da tempo, tutti presi dalla discesa furiosa, matta e disperatissima come lo studio della povera Amanda, chiusa in casa tra pagine e pagine di diritto mentre Davide parla da solo ed è uscito a fare due passi nella neve.

Alle due, attorno al tavolo di legno all’aperto, ci sono cinque facce arrossate e sorridenti. Alla faccia dei buoni propositi di Federico, lui e il suo tè, davanti a loro ci sono weissbier e hamburger, guanti e telefoni. Mezz’ora di riposo e ristoro, nella pace di un venerdì diverso.

La conversazione prende inspiegabilmente una strana piega, grazie alle osservazioni di Fabio sul profumo del bosco selvatico e le battutacce di Fede su quello del mosto, selvatico. Amelie, nel suo elemento, sbalordisce gli astanti con una dissertazione imprevedibile sugli alberi, e passa il resto dei viaggi in seggiovia ad interrogare i compagni sul portamento delle conifere, sulla differenza tra il larice e l’abete e su quella strana guisa a candelabro che prendono le cime che hanno perso la dominanza apicale. Chicco l’ascolta interessato e stupefatto, fa domande, poche, assorbe i concetti, tanti, dimentica e ricorda, lui con la memoria selettiva da pesce rosso.

Di tutti gli alberi delle grandi altitudini, il preferito di Amelie è il Cirmolo, il pino cembro. Come sempre, proprio identica ad Alice, che è innamorata del mare e dei pini marittimi. Si ferma intensa a sorridere di sè, tralasciando l’inutile ironia della sua socia mentre spiega che il Cirmolo è quello che ha le pigne pendule che danno i pinoli e che sembra un po’ cicciottello, perchè ha cinque aghi per volta anzichè uno.

“Pinoli?” chiede Federico, con la voce sorniona e tonda dello stregatto.

“Sì, quelli veri che usano i montagnìtt per fare lo strudel…”

“Strudel?” la voce di Fede si fa ancora più calda, invitante e golosa.

“Ame, cazzo, lo strudel! Ce lo prepari stasera?” commenta Alice, che si sta già chiedendo che vino bere come accompagnamento.

“Epperdio, socia! E quanto devo lavorare?”

“Dai Amelieeeeeeeee, e facci lo strudel!” implora Fabio, e lei si fa convincere, chiedendo ad Alice di scrivere in fretta a Davide l’integrazione per la lista della spesa, prima che sia troppo tardi.

“Okay, la aggiorno. Allora abbiamo: pane di kamut, farina per la polenta, finferli, pasta sfoglia, mele renette, uvetta, surrogato di pinoli, che quelli veri non si trovano più, e due bottiglie di Franciacorta Satèn per l’aperitivo. Fatto.” Clic. Invio. Davide è bravissimo a seguire le istruzioni, se sono scritte: è ingegnere.

Una mangiata da re e una chiacchierata da vecchi amici che farebbe rimanere lì altre tre ore, ma gli sportivi veri non mollano. Amelie continua a strepitare che vuole tornare a sciare, con la vocina da Lolita e l’espressione capricciosa, tirandosi la coda e inforcando gli occhiali. Fede e Fabio si apprestano a seguirla nelle ultime discese, ipnotizzati dal suo fondo schiena, mentre il sole picchia alto sulle teste. Alice, che si è tolta la fascia dalle orecchie e rimane coi capelli corti ed elettrici sparati in aria, decreta che rimane al rifugio ad abbronzarsi, si leva la giacca verde mela e sta lì, con la salopette bianca e il seno compresso nella felpina di gore, stinnicchiata su una sdraio come una gatta al sole. Chicco si ferma con lei, tira fuori dal magico zaino un libro di domande heideggeriane e ogni tanto gliene legge un pezzo, mentre lei riflette sulle parole e immagina nuovi scenari da raccontare.

Non c’è niente di meglio di una lunga giornata luminosa, nel silenzio della montagna e col fruscio della neve sotto gli sci, per togliersi di dosso stanchezza, pensieri e stress.

Niente di meglio di una puntatina alle terme, sfilati gli scarponi e scrollata la neve dalle tute, per scaldarsi e rigenerarsi. Ameòie nell’idromassaggio e poi nel bagno turco, a rilassarsi e farsi bella insieme a Chicco e Fede. Alice con Fabio nella sauna a fare il piccolo Buddha nella posizione del loto e in vasca di reazione a congelarsi la testa e anche il sangue.

La differenza tra Ali e Ame.

A casa, Amanda aspetta nervosa, che non ha più voglia di studiare. Davide è tornato fierissimo con la spesa e poi ha preso la macchina per andare a prendere Pietro alla stazione. Gli altri tre sono rimasti alle terme. Alice e Amelie arrivano trafelate e in men che non si dica si mettono al lavoro. Tra poco più un’ora sono in otto, a cena.

Stasera si festeggia! È per questo che non si poteva rinunciare a questo weekend.

Cosa si festeggia? Il ritorno di Pietro da New York. Partito quasi un anno fa, coi capelli biondi e la faccia da fighetto paraculo, ha aperto un ristorante nella Grande Mela e torna a casa di rado. Due giorni fa è atterrato a Malpensa e questo weekend lo passa a sciare coi vecchi amici in montagna. C’è da festeggiare, allora: il suo ritorno, lui e il ristorante sofisticato nel Greenwich Village.

È per questo che Alice ha scelto il Satèn, perchè è una bollicina pregiata di quelle che a fatica si trovano oltreoceano e voleva fargli una sopresa. Peccato che quel genio di Davide abbia fatto casino e si sia presentato con due Berlucchi Rosè, perchè la lista l’aveva lasciata a casa e del nome della bottiglia ricordava solo la “e” accentata. Del resto, cosa aspettarsi da un ingegnere salutista?

Mentre Amelie traffica tra i fornelli cuocendo la polenta e scaldando il brasato che ha preparato con amore e dedizione ieri sera, Alice inaugura la prima bottiglia per preparare l’aperitivo ad Amanda, che è stanca di studiare, curiosa di rivedere Pietro ed ha una vena vagamente alcolista anche lei. Due giri di spritz e passa la paura, si scioglie la stanchezza e il primo cadavere di vetro plana sul balcone. La cena si cuoce da sè, lo strudel è nel forno, le sorellastre si preparano per la serata. Alice sceglie la musica, Amanda trucca tutte e tre, Amelie apparecchia la tavola coi sottopiatti argentati e i balon. Fabio arriva nel frattempo, recuperando l’ultimo residuato di aperitivo e immettendosi sgargiante nel gineceo, dibattendo di musica con Alice.

Alle otto Chicco e Fede si presentano alla porta con lo zaino magico pieno di cose, neanche fossero i re magi. Il libro del Piccolo Principe, uno stregatto di peluche, formaggi locali, pere e fichi per l’antipasto, due giochi in scatola e un mazzo di carte da scopa. Ne sanno una più del diavolo, Dr. Jazz e Mr. Funk.

Alle otto e mezza ecco anche Pietro e Davide, con una borsa piena di regali dalla Grande Mela. Una calamita per Amelie, un CD di musica elettronica per Fede, una palla da baseball per Davide, un porta iPod da braccio per Chicco che va a correre anche d’inverno (ma di solito non ascolta la musica), un rossetto comprato in Fifth Avenue per Amanda, una stampa dal MoMA per Fabio e un libro dalla Rizzoli sulla 57ma per Alice. Insomma, Pietro se la meritava proprio quella bottiglia di Franciacorta… Però anche il Berlucchi Rosè dà soddisfazione.

La cena è di tre donne e cinque uomini, cinque bottiglie di Sfursàt in otto, brasato di manzo, polenta e finferli, profumo di incenso al tè nell’aria e Stan Getz che suona di sottofondo. Pietro la fa da padrone raccontando del suo anno di avventure americane al solo scopo di far stralunare Amanda, che non ha molto bisogno di aiuto, in materia. Fabio e Davide discutono dell congestion tax e si accapigliano con Alice sugli ultimi provvedimenti del governo, Amelie interroga i due Federico sugli alberi, e ride. Epperdio se ride!

La luce si abbassa e il tasso alcolico si alza, con la sambuca e il rhum. Fede cambia la musica e fa suonare il suo nuovo stupefacente CD. Amanda bacia sfacciatamente prima Alice e poi Pietro sulla bocca. Ali ride, Amelie inorridisce. Poi, in preda alla furia, si alza a ballare trascinando anche Pietro e lo stesso Federico. Alice, invece, presa da un momento di delirio cerebrale, tira fuori le carte e organizza uno scopone scientifico sbronzo, femmine contro maschi, con Amanda, Pietro e Chicco. Ovvio, vincono le femmine, perchè sono più svelte e reggono l’alcol come gli Unni.

La differenza tra Alice ed Amelie.

Il sole e la luna.

Una che balla come un’ossessa. L’altra che gioca al gioco difficile.

Una che ama le cose semplici e sincere, l’altra che adora i rompicapo.

Una persa nella notte e nella musica, senza controllo, l’altra col cervello sempre acceso e che il controllo non l’ha mai perso una volta.

Una che si trattiene dal sorridere troppo, per non lasciar intendere quello che ha dentro, l’altra che se ne fotte di tutto e di tutti e manda sms omerici ad un destinatario irraggiungibile, sul mare.

Amelie, coi calzoncini corti sulle calze, una maglia morbida e sottile, i guanti lunghi al posto delle maniche e gli stivali alti. Alice con un vestitino di maglia, le parigine e le scarpe rosse coi tacchi.

Amelie, che gioca a beach volley. Alice, che balla tango argentino.

Amelie, che è rock. Alice, che è jazz. Di nuovo. Proprio come Celentano e Jannacci.

Niente in comune, tranne una grande e sincera amicizia e l’impressionante sintonia che le porta a stravincere alla partita di Taboo spuntato alle due di notte dal magico zaino di Chicco, direttamente da Far Far Away. Non si gioca a squadre, perchè sono tutti troppo sbronzi. Si gioca che Alice fa il banditore walrasiano, lei che è bravissima con le parole, e la gara è a chi indovina prima… e per quanto Fede sia svelto e acuto, Amelie indovina tutte le definizioni più strane.

Ed è su ‘Altre forme di vita’ dei Bluvertigo che finisce la partita e la nottata e comincia il weekend, mentre Amanda e Pietro sono scomparsi nell’altra stanza e Davide si è addormentato sul divano.

Alice (con la voce impastata di rhum): “Inizio della parola: in economia c’è quella macro e poi quella…”

Amelie, arruffata sul tappeto: “Micro!”

Alice (ridendo): “Fine della parola: Tu come stai? Bene. Io come sto?”

Annie, senza esitare “Boh!”

“Microbo!”

***

La differenza tra me e te, amica mia. Quasi una negazione.

La consonzanza tra me e te, amica mia. È così chiaro, che sembra difficile.

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