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strana e sospesa

Come dentro a una bolla, non tesa, sospesa, mi lascio andare a un ricordo ‘strano’.

Sofia ieri sera mi chiedeva: cosa ti piace di un uomo, esteticamente? Non mentivo quando rispondevo: gli occhi, il sorriso, il naso, le mani. Il resto, più o meno, lo noto solo dopo.

Gli occhi, il sorriso, il naso, le mani. Quegli occhi, quel sorriso, quel naso, quelle mani, che mi sembra di conoscere da secoli, che mi hanno sempre colpito, che mi sorprendono ogni volta che, per caso, ci incontriamo, che davvero conosco pochissimo.

Come quel giorno al matrimonio, coi nostri bellissimi fidanzati, io che faccio una domanda stupida e timida, tu che rispondi con leggerezza impertinente, io che abbasso gli occhi, arrossisco, sorrido.

Come quel pomeriggio estivo a casa di amici, io vergognosamente agghindata da spiaggia, tu vestito come sempre da principe, in assenza dei nostri bellissimi fidanzati, tu col tuo sorriso smagliante, io con lo sguardo sulle punte dei piedi, che vorrei scomparire per non farmi vedere così.

Come quando sei entrato alla festa e mi hai squadrata con compiacimento da capo a piedi, e stavolta io ero bellissima, e di nuovo ho nascosto gli occhi nei capelli e ho sorriso. Tu ed io, quasi sconosciuti, incazzati neri coi nostri maledetti ex fidanzati.

Strana, sì, a sentire la mia e vedere l’altrui timidezza che diventa sfacciataggine. Sospesa, sì, in quello strano equilibrio tra gioco, desiderio, curiosità, riso.

Strana, ad aspettare un bacio che sembra non arrivare mai, io che mi credo col cuore chiuso e avvinta dal cinismo. Sospesa, in una bolla di sapone che profuma di pulito e sa di buono. Anche la mia pelle sa di buono. Delicata, sottile, tremante anche se faccio la dura.

Strana, la sensazione di volerti seduto accanto a me. Strana, la conversazione ad un aperitivo molesto in cui dici cose bellissime con una naturalezza che mi ha lasciata stupefatta. Ancor più strano, scoprire nella tua voce che ricordi tutto, ma proprio tutto quello che ricordo anche io, di questi dieci anni in poche ore.

Sospesa, seduta all’altro capo del tavolo, a cercare di capire cosa stai cercando di dirmi e rimanerci vagamente ipnotizzata. Sospesa, ad avvicinarmi col viso per sentire un segreto, cercando di non dare nell’occhio.

Strana e sospesa, insieme, a chiudere gli occhi per un bacio a mezzanotte e sentire per qualche minuto il cuore che batte più forte del solito, come non credevo potesse succedere.

Già, il cuore che batte.

Poi smette.

Poi ricomincia, se mandi un sms.

E se mi addormento pensando a te, o forse vicina, a te.

Il sonno, il battito, l’attesa, il mare. Le stupidaggini che dici, quei gesti impensabili e così spaventosamente naturali, la tua faccia da schiaffi, e quel modo che hai di tirare fuori la sensualità che non conosco lasciandomi addosso un senso di pulito e libertà.

Strana e sospesa, stasera, a scriverti. E farti leggere queste righe prima di pubblicare.

Grazie, perchè era tempo che non mi sentivo così.

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