Una colonna sonora deliziosa, divina, scritta apposta per questa sera.
L’assurdo che per me sarebbe il sogno.
Francis Scott Fitzgerald e Cole Porter, Ernst Hemingway…. E a guardare questo film mi sento davvero una scrittrice, non è soltanto un sogno, è la mia vita.
Ve lo scrivo mentre guardo il film, non prima non dopo. Qui e ora. Wow. Che emozione fortissima, vivere io negli anni ’20.
Ho una gran voglia di andare a Parigi, camminare sotto la pioggia, amare la vita. Respirare quell’aria magica e incredibile, volare, sognare. Andare a Montmartre, avere davvero una stampa dell’affiche de Le Chat Noir sulla mia parete verde. Mi vergogno a dirlo, ma non conosco un uomo con cui andrei a Parigi. Forse uno, in effetti, sì, ma forse.
Che film eccezionale.
Il Cabernet scorre sulla mia lingua e questa biondina fastidiosa e ignorante mi ricorda quella parte gretta e povera della realtà, che talora, invano, mi sfiora. E mi viene in mente quando mi dicono: dimmi qualcosa del tuo libro. Come fai a raccontarlo? Sorseggio il vino, li guardo camminare, penso che vorrei essere lì, a cercare l’ispirazione, sentire la musica, misurare il riflesso ambrato del passato e raccontarlo al presente.
‘Tu abiti due mondi, finora io non ci vedo niente di strano.’ Io abito il mio mondo, un posto strano con le pareti colorate e le parole che diventano oggetti, la musica mischiata nell’aria, una risata sottile e argentina e la luce fioca nelle lampadine brillanti e rossearancioazzurro. Quasi nessuno entra qui, dove si beve vino buono e si ascoltano note diaboliche, e chi entra qui non sempre respira la mia aria. Anzi, quasi mai. Pochi si sforzano, di respirarmi. E normalmente, discretamente, si allontanano. Ma io sto bene così, a sognare i baci e le passeggiate. A camminare a piedi nudi sulla pietra con i capelli corti e il broncio alla francese, e desiderare questa astronomica vitale pienezza da belle époque. A sentire, desiderare, sognare, accennare un mezzo sorriso meditativo.
‘Ecco, il problema, con voi scrittori: siete così pieni di parole’.
Non immaginate, per noi scrittori, com’è triste scoprire che voi, di poche parole, non sentite cosa leggete, e soprattutto non sapete risponderci. Tanto vorrei, almeno una volta, scrivere a qualcuno che amasse rispondermi. Pochissimi hanno amato rispondermi. Di tanti, uno. Il mio kalòs, mi ha letta. Capita. Sentita. Ma non era per me. Peccato.
Che film eccezionale.
Col contrappunto tra l’età dell’oro e il qui ed ora. Questa colonna sonora perfetta, come quella di Vicky Christina Barcelona. Quest’ispirazione sottile, sofisticata e molto profonda.
Con la fotografia di uno sguardo attento e la capacità di leggere con ironia e curiosità l’umanità più vasta.
Grazie dell’occasione e del tempo.
io conosco qualkuno ke è stato a Paris!!! besous