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Fumo, freddo, fuori

Siedo per terra sul balcone, come mio solito.
Fumo fuori, perché ho ricominciato ma continua a disturbarmi il fatto di dare fastidio.
C’é un freddo cane fuori dal guscio, e anche fuori di casa.

Dentro, in quel calore tenero e accogliente del focolare che non é, si cuociono le verdurine al vapore, due hamburger aspettano la pietra ollare, l’incenso è acceso in cucina, mentre in salotto bruciano gli olio essenziali di vaniglia e bergamotto e suona jazz.
La casa, le cose, la vita. Di nuovo.
Già.
Stavolta peró lo so, che sono viva. In qualche modo e con molto dolore, ma viva.
Alla fine di questa sigaretta tornerò lì, proprio lì dove ho sempre voluto essere e non posso più stare, in quella culla calda e sicura che é una casa piena di amore.
Ci sarà mai, per me, una casa piena di amore?
Una casa dove Chopin potrà giocare e dormire, ed io ridere e cucinare e scrivere?
Ci sarà mai, per me, un posto nel mondo, dove qualcuno apra piano la mia valigia e mi mostri che c’erano solo quattro farfalle un po’ più dure a morire?
Se ne andrà questa desolazione, questo freddo profondo, questa tristezza invadente e noiosa?

C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò.
Però, che fatica.

4 commenti su “Fumo, freddo, fuori”

  1. …. ci sarà, ci sarà una casa piena d’amore … non può non esserci per una persona così piena di vita, che nelle righe che scrivi traspare chiara, come te … desolazione, freddo profondo, tristezza, tutto passa (panta rei…) e resta sotto la vita, la tua …

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