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Nero di seppia e rosso di sera

Questi due giorni (o forse minuti o forse settimane?) sono impressi nelle fotografie e nella mia memoria nella sinestesia dei colori e dei profumi di una sconosciuta e sorprendente riviera ponentina.

E di sicuro ci sono, ad inebriare i miei sensi, i sorrisi e gli abbracci e le risate delle persone con cui ho condiviso certi momenti, ma non vi mento se dico che ho visto alcune manifestazioni della bellezza e dell’armonia, semplici ed essenziali, che mi hanno fatto sognare di vivere altrove.

E allora stasera vi racconto di una città che ha un nome fascista e una storia diversa, di due piccoli porti separati tra loro dalle svettanti ciminiere dello stabilimento della pasta Agnesi (quella del silenzio), di una gru così vecchia che è diventata un pezzo di archeologia locale anche se buca lo schermo della vista sul mare, di un porto di luci blu che può ospitare mille barche e vuole gareggiare con Sanremo e Montecarlo, di un piccolo e spettacolare centro storico lassù, arrampicato dove non penseresti mai, che si chiama Parasio perchè vuole ricordarci, con educazione, il Parnaso.

Stasera vi racconto dei muri arancioni e delle finestre piccole di Porto Maurizio, di un duomo che ricorda il Partenone (come non manca di sottolineare la veneranda prof. Lisa), di via Zara (tipico “carrugio” ligure), che sembra una calletta venexiana e sbuca di fronte al mare blu e ad un lungo albero secco, di ulivi tra le pietre che sprigionano essenza di sale, e di quel montaliano palpitare lontano di scaglie di mare così ligure.

Vi racconto di un mare vivace e rumoroso che si schianta su una spiaggia piena di adolescenti che giocano a palla ma pensano a ben altro, e di una distesa di scogli che scende verso l’acqua e mi lascia chiacchierare amabilmente per ore con la mia socia ormai statunitense mentre il vento si porta via le nostre voci.

Vi racconto di un ristorante alla foce di non so quale torrente, dove si mangia una meravigliosa variante di baccalà chiamata “branda cuiun” (a buon intenditor poche parole) e si pasteggia a Prosecco di Valdobbiadene e Vigna di Gabri della Donnafugata. (Ndr: il ristorante è di un ciclista bergamasco che svela un modesto accento ligure, con camerieri romanisti che se ne intendono di rhum!).

Vi racconto di serate coi piedi sulla sabbia, in riva al Tirreno, in stabilimenti balneari che si trasformano in locali notturni, salsedine sui tavoli e mojito a volontà, il tormentone dell’estate che suona da lontano e ballerini improvvisati con infradito e calzoncino, in mezzo ad un tram di bellissime donne tirate a lucido per sorprendere gli astanti.

Vi racconto di un entroterra turisticamente inesplorato eppure pieno, ricco di profumi e viste; di sagre di paese che al giorno d’oggi sono l’unica sana forma di socializzazione e cultura locale ; di un luogo dove, ancora, si può camminare per ore senza essere soffocati dallo smog e dove si può passare per tre volte in macchina, in una giornata, allo stesso incrocio e incontrare sempre lo stesso uomo cieco, un po’ anziano, con il suo labrador che lo guida.

Vi racconto di una passeggiata notturna con il mare nero che urla e sbatte contro gli scogli, scosso da un vento insolito che ha clamorosamente abbassato le temperature agostane di questa estate duemiladieci, di una passeggiata notturna da Borgofoce a Porto Maurizio dove la salsedine si attacca alle narici ed alla pelle, mischiandosi col profumo degli olivi e dei limoni, di una foschia bassa ed umida, che chi è lombardo chiamerebbe nebbia, che confonde la vista e potenzia le altre percezioni, fino a farti ricordare nell’aria umida i diversi e ricchi e salati aromi del Pigato che hai bevuto a cena da Giosuè.

Vi racconto infine, e qui chiudo, di un muretto di mattoni rosso, di navi da crociera immerse nella loro luce gialla sulla linea dell’orizzonte, di un tramonto rosa scuro sul profilo dal mare, mentre il cielo si copre di nuvoloni blu notte, e di due calici di prosecco ormai vuoti che rilucono dello sfondo di una barca a vela ormeggiata, come se tutto volesse ricordarci che la vita è un attimo, e che, davvero, non vale la pena di viverla solo di riflesso.

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3 commenti su “Nero di seppia e rosso di sera”

  1. Una lacrima segna il mio viso. Leggere le tue emozioni non ha paragoni e riempie il cuore di emozioni.
    Alice, nel paese che porta vita e sentimenti, continua il tuo cammino, la strada e’ irta di ostacoli, piena di insidie, lunga da percorrere.
    Ma tu riuscirai a giungere a destinazione, o che si chiami paradiso o vita poco importa.
    La vita e’ una e va’ vissuta senza paure.

    Continua. Io saro’ al tuo fianco, o avanti a te, o dietro…ma ci saro’.

    Notte Alice nel paese delle meraviglie.
    Ma la vera meraviglia sono le tue emozioni fatte parole.

    Un bacio
    Stranamore

  2. Bellissimo pezzo e riflessione finale triste ma condivisibile in pieno.
    “Tutto scorre”, vero ,ma hai ragione non basta il riflesso.
    Grazie per questo quadretto che hai dipinto.

    Peer Gynt

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