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Finale mondiale in Campo de’ Fiori

Si incontrano in mezzo al ponte Garibaldi, dritti di fronte all’isola Tiberina. C’è ancora sole ed è stata una domenica con una caldazza pazzesca.

Lisa e Max sono arrivati a Termini con un treno spaventosamente puntuale, ma hanno aspettato almeno mezz’ora prima che la gentil signora del bed&breakfast dove alloggiano decidesse di farsi viva e far fare uno squillino al cellulare. Eh sì, forse non aveva credito…

Insalata di riso e birra al tavolo quadrato di uno specialissimo punto di ristoro a Centocelle, escursione in macchina verso Trastevere, passando come per magia dal Circo Massimo e dal Colosseo, e finalmente al bed&breakfast qualcuno apre e i nostri eroi vanno a ristorarsi prima della serata.

Alle sette e mezza la calura è ancora forte, il sole si specchia sul Tevere e sull’ospedale bianco e arancio dell’isola di pietre, le bancherelle sul Lungotevere cominciano ad aprire, ma è ancora troppo presto: per la Città che alle tre di notte brulica di persone, l’ora dell’aperitivo somiglia alle due del pomeriggio.

Francesco spiega la strada e intanto li porta verso Campo de’ Fiori, dove cercano un locale per guardare la partita. Sì, perchè stasera si gioca la Finale del Mondiale 2010, tra Spagna e Olanda. Si tifa Spagna, però Max ha scommesso due soldini sulla vittoria dell’Olanda e non dispiacerebbe che li vincesse.

Il nome del locale non lo ricordo, ma forse Le Teste Matte ci dice bene. Ha ragione Lisa: “è proprio il posto per loro”. E così cominciano, quattro birre, tanto per scaldarsi intanto che inizia la partita. Ma come mai la birra finisce così in fretta e la partita non inizia mai? Perchè le cameriere non hanno cambiato il canale su Sky e tutti gli spettatori guardano imbambolati una replica di Olanda-Uruguay. Meno male che Francesco scalpita e reclama il suo diritto di avventore tifoso!

La partita è un po’ noiosa, e mentre Max se la guarda tranquillo col suo sorriso da Paul Newman e Francesco comincia ad agitarsi da bravo romanista, Lisa e Alice se la chiacchierano fitte fitte, tra un sorso di birra, un pistacchio e un’oliva, e decidono che è ora di far rusicare la Sisa come si deve e di chiamare negli USA.

Ovviamente, il cellulare suona a vuoto e parte la segreteria, però c’è sempre Facebook per scrivere a Luis che sono tutti insieme davanti allo schermo a tifare: “Que viva España!”.

Di comune accordo con le sexy cameriere del disco pub, mentre cala il sole e c’è la pausa tra il primo e il secondo tempo, Max e Francesco vanno a comprare dei giganteschi e saporitissimi panini al chiosco all’angolo, e intanto chiama la Sisa da Montreal ed è un giubilo di strillini, risate e piani diabolici per l’ultimo weekend di agosto, tutto ligure e delirante.

Wurstel, crauti, senape; broccoli, pesto, tonno; pesto, mozzarella, melanzane; in quei panini c’è di tutto e la birra scorre a litri, il secondo tempo finisce e il risultato è sempre 0-0.

Arrivano cinque ragazzine ubriache, che poi si diranno vent’enni ma secondo Alice non sono neanche maggiorenni, con le divise e le magliette dei loro eroi del calcio cominciano a dimenarsi e strillare davanti allo schermo, attirando tutta l’attenzione degli spettatori che, tra venti atleti che rincorrono un pallone in Sudafrica e cinque fanciulle in preda al delirio alcolico, ovviamente non san più dove guardare.

Il goal di Andrés Iniesta fa esplodere la piazza, e da dietro l’imponente statua di Giordano Bruno, col capo chino e l’espressione severa, scoppiano urla e luci e sembra fuoco e fiamme. Le spagnolite impazzano, annegate nei loro cocktail e nel tifo sfegatato, e alla fine della partita, tra gli occhi sbalorditi della folla più varia, si tuffano incuranti nella fontana del Campo, urlando “España” ed esibendo con malcelata innocenza le loro grazie al pubblico sorridente.

I nostri quattro eroi si bevono un Mojito per celebrare, pronti a tornare chi in albergo a riposare e chi a casa a dormire, che domattina all’alba si parte per Milano. Solo che il Mojito è come le ciliegie e quindi… uno tira l’altro.

Alle due di notte, dopo il collasso della più bella delle sedicenti vent’enni, tre Mojito a testa e qualche pazza foto si sale in macchina per tornare indietro ma, prima di attraversare il Tevere… punta di emozione in Piazza San Pietro in visione notturna. Lisa a bocca aperta, Alice a piedi nudi, Francesco nell’ebbrezza dell’autoctono, MAx col suo sorriso grande e il suo stupore eterno, piantati sulle transenne a guardare il cielo nero e la cupola verde e le colonne bianche, e dove sarà esattamente la Cappella Sistina, nel totale anonimato dei palazzi del Vaticano?

Da San Pietro al Gianicolo è un passo, dal Gianicolo allo Zodiaco un’emozione. Un anno che torna addosso, con tutta l’acqua che è passata sotto i ponti, le cose che sono cambiate e quelle che sono rimaste spaventosamente uguali. Da lassù, tutto il cielo di Roma è uno spettacolo di luci e ombre e la città ha un altro viso e un’altra espressione, di quelle che rimangono tatuate nel cuore per sempre.

Francesco e Alice tornano a casa, storti e felici come due diciottenni, con l’ultimo album di Liga che suona a tutto volume e i brividi del concerto sulla pelle. E domani si riparte, ma domani, che è già oggi, è solo un altro giorno e anche volare sull’autostrada assolata sarà bellezza, se sarà vita…

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