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Live from Olimpic Stadium (2)

Tramonto estivo.

Copertura bianca dello stadio su sfondo di colli e pini marittimi.

Sorriso di stranamore in controluce.

Afflusso di persone indisciplinate di ogni età, genere e propensione alcolica. Il camper rosa della Gazzetta dello Sport. Coda ai tornelli, sempre uno che va e uno che non.

Folla. Ressa. Trepidazione.

Coda al bagno delle signore (come sempre).

Discesa alla tribuna Monte Mario e stadio intorno. Enorme, sterminato, strapieno, lo stadio, stasera.

Gente dappertutto e un orologio sul maxischermo: showtime 21:15. Sono le nove e qualcosa, lo spettacolo sta per cominciare.

Liga è sul palco e lo stadio esplode. Non è lui, non ancora, ma noi cantiamo tutti “lalalalalalalala” lo stesso. Non ci sono più gli accendini, bensì i display di cellulari e macchine digitali, eppure tutto intorno è luce ed emozione.

Lo stadio Olimpico intona tutto insieme che “c’è una linea sottile fra tacere e subire, cosa pensi di fare, da che parte vuoi stare?”. E vale la pena di cercare una risposta a questa domanda.

“Balliamo sul mondo” e le gradinate tremano leggermente, stiamo tutti saltando visto che adesso ci tocca ballare. Il palco è un galattico scenario di luce, fumo bianco, e immagini di Liga che canta e della band che suona.

Buonanotte all’Italia, e il video proietta foto della Magnani, Gaber, De Andrè, Borsellino, Falcone, Morricone, Valentino Rossi, Enzo Biagi, Pantani… Atto di fede e i simboli delle grandi religioni del mondo che si fondono in un unico grande cuore nel centro del palco, perchè “come la vedi la vedi, tutto sta in come la vedi”.

Ci sono due ore e un quarto di spettacolo da togliere il fiato, da ballare, cantare e sentire. Soprattutto sentire. Per di qua, comunque vada, sempre sulla mia strada.

Il maxischermo si riempie di un pulviscolo di minuscoli punti gialli, e l’aria di “Piccola stella senza cielo”. Liga ci regala “Le donne lo sanno” e scoppiano le voci di queste almeno trentamila donne nello stadio che si ritrovano tutte assieme nelle stesse vecchissime parole, che son piaciute anche a Lella Costa.

Luciano ci racconta della pace, della tolleranza religiosa, dello sviluppo sostenibile. Luciano ci racconta il suo modo di vedere le cose e anche per qualcuno di noi “Questa è la mia vita”.

Penso alle mie cuginette che sarebbero contentissime di essere qui, sento la mano di stranamore sul mio fianco, urlo contro il cielo, ricordo quel 5 luglio 2002 a San Siro e davvero, sono tremante ed emozionata di essere qui stasera.

E mentre lo spettacolo finisce e la folla si agita commossa, le note che ci salutano sono foriere di speranza e passione… sei qui per dire, lo devi dire, il meglio deve ancora venire…

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