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Live from Olimpic Stadium

Allo stadio a vedere una partita ci sono stata una volta sola, otto anni fa, un derby Milan-Inter finito molto male per i milanisti.

Di calcio non ci capisco quasi niente, e poi fa freddo e manca un sacco alla partita: insomma, che ci faccio qui?

Mentre aspetto che inizi “lo spettacolo” (?!) ripenso alla giornata, al Colosseo baciato dal sole sul cielo blu cobalto, alla terrazza del Vittoriano con una vista spettacolare sui dintorni, al pranzo al bar della Peroni, dove si beve birra e si mangia tanto, caldo e bene. Ripenso al cartello sopra la porta della sala dove pranziamo, dove troneggia un bel “Attenti alle corna” per chi passa la soglia, e ai camerieri che neanche ci provano ad essere galanti e mi prendono cordialmente in giro per il mio accento e il mio comportamento.

Penso, ripenso e… piano piano si accendono le luci dello stadio. La luce del giorno si affievolisce e gli spalti cominciano a riempirsi di colori. Il cielo da rosa diventa blu scuro, gli spalti da blu si ricoprono di giallo e rosso, tranne per un piccolo angolino di rosa in curva, riservato agli sparuti ma fedelissimi tifosi del Palermo.

Entrano le squadre in campo e lo stadio esplode. E se mi guardo intorno ci sono coppie, papà con i bambini, Giorgio Tirabassi seduto due file avanti a me, tutti ricoperti di sciarpe e cappelli della Roma, tutti che si muovono come fossero un corpo unico. Cantano assieme, urlano assieme, si alzano tutti assieme, mentre io sto ancora cercando di capire cosa mi succede intorno.

Guardando la partita ho imparato a riconoscere i giocatori, ad ascoltare lo stadio che ripete il nome dei suoi eroi quando il cronista ne annuncia il cognome, ho preso un sacco di freddo e riso ascoltando il mio socio che grida “dai John, vai John”, come se Riise fosse suo fratello minore.

Ma l’emozione più grande è stata alla fine della partita, con “Grazie Roma” cantata a squarciagola da non so quante mila persone insieme, che cantano in romanesco “che me fai sentì importante anche se nun conto niente”, e a te che li ascolti il cuore si riempie di una strana onda forte, come se ci fosse davvero un senso più grande dato dall’essere in tanti e non da soli.

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