Stamattina mi sveglio a Roma per lavoro.
Chiamiamolo lavoro, perché è divertente e interessante intervistare le persone e cercare di raccogliere problemi e proporre soluzioni.
Sono arrivata ieri nel tardo pomeriggio. Vengo da un viaggio in macchina, a 150 in autostrada su un’Audi A3, con l’Appennino ricoperto dalla neve, e la giornata così grigia che sembrava di stare in un film in bianco e nero. Ho anche guidato, per un po’, su questa splendida autostrada tra la Toscana e il Lazio, e ho quasi rischiato di ucciderci quando ho frenato per andare in autogrill e, con la mia solita meravigliosa leggerezza, non ho scalato e mi sono fermata in sesta marcia. Ecco, così imparo a guidare sempre una macchina col cambio automatico!
Stamattina mi sveglio a Roma, nel solito bed and breakfast. La stessa camera di quest’estate. Seven seconds in a red room in Rome. Un’emozione fortissima. Un tuffo al cuore.
Oggi, però, fa freddo, non c’è la calura di fine luglio. Fa freddo e quando mi affaccio eccola lì, la neve.
Esco imbacuccata per andare a fare colazione e scopro con sorpresa che i romani sono tutti straniti. Poi, ascoltandoli parlare, scopro che è dal 1985 che non nevica su Roma. E oggi nevica tantissimo! Me la sarò mica portata dietro? E questa più o meno è la cosa che mi chiedono le persone con cui parlo stamani.
Nel giro di pochissimi minuti la neve si fa fittissima, il vento è glaciale e per terra ci sono già tre o quattro centimetri di strato bianco. Il traffico tentacolare impazzisce, circolare è difficile, e sono tutti agitati (e forse anche un po’ divertiti).
RR, detto “doubleR”, che dovrebbe portarmi in ufficio con sé per finire le interviste di ieri, guida divertito una Smart, finchè non si accorge che rischiamo di schiantarci in qualche dove e allora, tra un “che figo” e un “sti cazzi”, parcheggia davanti ad una scuola elementare dove una trentina di bambini felicissimi fanno a palle di neve in cortile, sotto gli occhi attoniti delle maestre. Arriva Franco a prenderci col pick-up, che è l’unico mezzo che circola, continua a nevicare e c’è poca visibilità, muoversi è impossibile e allora?
Allora riunione al bar, cappuccino e bignè di San Giuseppe, che se non li avete mai assaggiati non potete immaginare né la bontà né la dimensione.
La riunione ce la facciamo al bar, e quando smette di nevicare riprendiamo le auto e andiamo verso la prossima destinazione: la Cantina Mariachi. Sì, perché a Roma il posto dove si lavora è irrilevante, basta l’obiettivo e non importano i chilometri sul Grande Raccordo Anulare. E così le mie interviste le ho finite davanti ad una Corona, pensando che non è una cattiva idea venire a vivere qui.
Spunta un raggio di sole, poi un altro ancora, e alle due del pomeriggio la neve si è tutta sciolta e la città è cosparsa di sole e gente in strada. Ed eccoci qua, tra Villa Borghese e via Veneto, fuori dalle porte del palazzo dell’Agenzia delle Entrate e poi davanti alla scalinata di Piazza di Spagna. Per prepararci bene a domani, facciamo un salto tra i negozi di via Condotti, mentre il sole pian piano va giù e la gente cammina frettolosa perché fa freddino. Tappa obbligata al negozio della AS Roma dove una ragazza dall’accento greve e inconfondibile ci vende cappello e sciarpa, oltre ai biglietti per la partita, ma come mi è venuto in mente di andare allo stadio?
E tra le gente che cammina rumorosa nel tunnel che da piazza di Spagna porta alla metropolitana e al parcheggio di Villa Borghese ripenso alla giornata strana, fredda e divertente, e via di corsa verso la mia red room a cercare un po’ di ristoro dal freddo e dall’umidità… e meno male che avevo gli stivali!
Complimenti…..
RR