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Compleanni d’autunno (1)

La colonna sonora di questa sera è Giovanni Allevi. Sereno, intenso, facile. Come questa non-domenica appena trascorsa.
Stasera scrivo, perchè sono leggera e le luci del Natale mi hanno illuminata.
Alla quella festa di compleanno mi sono divertita da morire.
E’ stato un atto di coraggio, da parte mia. La festa di compleanno dell’uomo con lo sguardo che sa di cioccolata. Non l’avevo mai fatto: uscire da sola e andare in un posto pieno di sconosciuti è uno dei comportamenti non ammessi del Guscio.
E poi, la mia prima volta in società da “single” (e, si badi bene, single, non single single!).
Avevo addosso solo cose nuove, a celebrare la mia nuova vita, tranne le scarpe rosse, che sono le mie preferite.
Non che fossi particolarmente a mio agio. La pantera non è il mio look abituale. Ma l’operazione F, istitituita con lo strizzacervelli, imponeva un abbigliamento da strappavestiti. E così ho fatto. Tra le risate generali delle mie amichette.
Mi sono tirata a lucido, da gara, come dice AnnA, ho portato la musica migliore nella smartina e son venuta. Lì dove la mia vita è sempre stata, così lontana da dove mi trovo stranamente ad abitare, nella mia mansardina gialla e arancione.
Il posto era davvero bello. Chic ma non sborone. Bella anche la musica. Peccato che coi trampoli non potessi pogare. Che poi, per pogare, senza sembrare matta, avrei dovuto avere i miei amici.
Temevo di fare un po’ di tappezzeria, invece ho stranamente socializzato. Sai com’è, non sembra, ma Alice è timida. Invece, simpatiche le donne. Simpatiche le coppie. Avvenente il padrone di casa. Curiosa la coppia del furgone, spassosi quelli che ballavano la salsa anche sul rock.
Bevuto poco. “Solo” due cocktail e un po’ di spumante. Dovevo guidare. E poi, non si beve troppo in mezzo agli sconosciuti che ti abbordano con la scusa di sapere cosa significhi il tuo tatuaggio.
Della serata ricordo le luci soffuse, del viola, i sorrisi, delle foto a cui spero di essere riuscita a sfuggire.
Ricordo bene la sensazione che avrei ballato molto di più, se mi fossi sentita “nei miei panni”. Alice è una ballerina, da quando era piccola piccola, ma non lo scrive, se no gli amici della scuola di ballo che ha abbandonato potrebbero polemizzare.
Ho guidato per tornare a casa leggera come una piuma, con la musica a tutto volume nella mia smartina, che per tanti mesi è stata la mia “casa”, l’unico posto dove riuscivo a stare, viva e libera, solo con me.
Cioccolato, zenzero e cannella, misura del mio buonumore, prima di andarci, alla festa.
Con una spruzzata di vaniglia e paprika, quando sono tornata.
Una domenica bestiale, il giorno dopo, tra le cose di casa, cento messaggini sul faccialibro e una cenetta da preparare. Aroma di orata al forno e verdura grigliata in cucina, candele profumate e jazz in salotto, gatto che dorme sulla mia copertina di pile e ogni tanto miagola la sua agognata coccola.
Ho capito che la festa e la vita sono la stessa cosa, basta fare di ogni momento tutto e solo quello che vuoi. Basta versare il vino nel bicchiere adatto, anche se te lo bevi da solo. Basta dipingersi le unghie dei piedi e mettersi della biancheria da urlo solo per sè. Basta un buon libro con la musica giusta. E basta sorridere. Anche solo con gli occhi. Anche se vieni male in fotografia.

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