Questo è un regalo, che ho ricevuto mesi fa da un punto di riferimento forte della mia vita da studente.
lo pubblico, anche se è un messaggio privato, perchè mi riempie il cuore, di me.
“Cara Chiara, io non so molto di te oggi, se non quello che mi hai detto tu stessa; ma vorrei provare ugualmente a dire qualche cosa che vada un poco oltre le frasi di incoraggiamento che vengono ripetute di solito in queste circostanze. Non che faccia male sentirsi dire “… ma sei una donna intelligente, sei carina, hai molte risorse dentro di te, hai già vinto molte sfide – quelle più difficili, con sé stessi – vedrai che anche questa volta ce la farai ecc. ecc.”; spesso fanno l’effetto di un colpetto sulla spalla, quando viceversa si avrebbe bisogno di una potente catapulta che ci faccia uscire dalla buca in cui siamo finiti.
C’è una cosa importante che dovremmo sapere di noi stessi: sta scritta anche in qualche libro, ma non la si intende se non facendone esperienza personale di vita. Cara Chiara, se per te equilibrio, serenità, pace interiore, sguardo conciliato sugli altri e sul mondo, non sono lo stato d’animo in cui vivi abitualmente, la “piattaforma” interiore che ti ha permesso di fare le cose di cui sei giustamente orgogliosa, ma una faticosa conquista che si rivela spesso fragile e precaria non appena l’hai raggiunta, allora bisogna rassegnarsi e prendere le contromisure.
Rassegnarsi a vivere tra alti e bassi come su un carrozzino di ottovolante – spesso molto eccitante, ma non sempre piacevole -, essendo ben consapevoli che progettisti, artefici, gestori e clienti di questa giostrina siamo in massima parte noi stessi.
Se possibile, sarebbe opportuno prendere anche qualche contromisura: per es., poiché sul carrozzino spesso abbiamo imbarcato anche qualcun altro/a, quando si va in picchiata bisognerebbe cercare di non farlo morire di paura ed evitare – se ci teniamo – che questo nostro compagno/a di viaggio si butti e scappi non appena il carrozzino rallenta … E se poi, mentre schizziamo verso l’alto, questi nostri compagni di viaggio avranno la sensazione di toccare il cielo con un dito, tanto meglio: forse, un poco sarà anche per merito nostro.
Mi fermo qui. Un abbraccio.
Renato prof.”