Andrès e Luka cenano con quattro colleghi di lavoro in una grande birreria di Pest, bevono un litro di birra a testa e consumano tutto il cibo arrivato a tavola. La cena è pesante, piccante e troppo calda, per una serata d’estate, ma questa è la cucina ungherese e paese che vai, cucina che trovi. Anche le tartare che seguono sono troppo speziate per un palato abituato ai sapori francesi, ma la birra è davvero buona e annega tutti i sapori.
La conversazione non decolla e gli altri compagni di cena sembrano intenzionati a fare serata in qualche birreria locale. Luka traffica costantemente col suo telefono. Andrès si stufa della pantomima e delibera che è ora di cominciare a viverla davvero, la notte.
Il Jazz Garden è poco distante, in Veres Pálné utca, raggiungerlo a piedi è questione di pochi minuti. I due amici entrano con lo stile degli habitué e si dirigono verso il bancone del bar, osservando la fauna locale. Andrès assottiglia lo sguardo, studiando visi e posizioni, Luka cammina a testa alta, sfacciato, con le spalle larghe e gli occhiali neri da intellettuale contemporaneo, sorride a tutti e osserva il suo stesso pubblico.
Ogni cacciatore, in effetti, ha il suo preciso stile.
Andrès sta in piedi, col gomito sinistro appoggiato al bancone, rivolto verso l’amico. È alto, magro ma tornito, vestito di scuro, con una mise da ballerino raffinato: camicia a maniche lunghe e jeans stretti. Sopracciglia folte, ciglia lunghe e occhi azzurri, scruta l’ambiente circostante con fare sornione, ogni tanto si ravvia i corti riccioli neri e batte il tempo della musica con la mano sinistra, sul bancone.
Luka è più alto, castano scuro, con i capelli corti e forse un po’ radi. Ha due enormi spalle da pallanuotista, malcelate sotto la camicia bianca col collo aperto, i polsini slacciati e fuori dai jeans. Appoggiato al bancone con la schiena, alla sinistra di Andrès, guarda sfrontatamente da dietro gli occhiali il centro del locale, il palco, la pista, e sgrana un brillante sorriso infuocato.
Nel girare lo sguardo intorno a sé, Luka riconosce Sissi e Sofia che chiacchierano assorte attorno ad un tavolino da bar, e scambia una occhiata di intesa con Andrès.
“Ma dai, tu sì che sei furbo, sapevi che sarebbero venute qui e non mi hai detto una parola?”
“A dir la verità non ne avevo la più pallida idea. Quindi è quella la rossa che mi dicevi. Ieri sera non l’ho proprio notata.”
“Beh, guardala adesso, la gatta rossa.”
“In effetti è molto carina, ma non è il mio genere, è troppo bassa.”
“Mmm … un marron glace da assaporare lentamente.” Luka fissa Sissi per un attimo, e forse il suo sguardo incrocia quello di lei.
“Sei fissato con la metafora del cibo. Vuoi andare a salutare?”
“No, no. Il bello della caccia sta nel rito di preparazione. Stiamo a vedere che fanno.”
“Piuttosto, pensavo che il bello della caccia stesse nello mettere alle strette la preda.”
“Ahah, sei un dritto, amico mio. Cosa bevi?”
“Pisco Sour.”
“Ok. Io Long Island.” e si rivolge al barista per ordinare.
A guardarli, sono davvero belli. E molto, molto pericolosi, il malinconico e il casanova, Doctor Jazz e Mister Funk.
Sul palco, nel frattempo, si è accomodata la band che esordisce con “Just a gigolo”, catturando con poco sforzo l’attenzione degli avventori.
Alice è ancora seduta al tavolino con Alessandra, Camilla, Franz e qualcuno degli sconosciuti amici di lui. Osserva incantata la band che suona. Un sassofono, un flauto traverso, un contrabbasso, una chitarra, la percussione e uno strano strumento che sembra una chitarra piccola e forse è il celebre ukulele suonato dalla Monroe in ‘A qualcuno piace caldo’.
Sono tutti vestiti di nero, pantaloni e camicia. Solo quello che canta porta anche un gilet. Due di loro calzano in testa un cappello trilby.
*Molto gipsy, nell’abbigliamento, questa band, non fosse per il nero.*
La musica che suonano, però, riempie di colore lo spazio attorno, e forse è per questo che la band non ne ha bisogno. Il suono invade tutto il locale, le luci blu illuminano il palco, qualcuno batte un piede sul pavimento, qualcuno già si è alzato a ballare. Lo swing ha la magia intrinseca di far danzare le coppie, anche quando non hanno la più pallida idea della direzione in cui muovere i piedi.
Sofia e Sissi, poco lontano, arrampicate ad un tavolino da bar, ascoltano distratte e chiacchierano tra loro.
Dal bancone, Andrès e Luka, pronti a scatenare la caccia, osservano la scena e continuano a sorbire il loro drink.
D’improvviso, ecco esplodere nell’aria un famosissimo charleston della New Orleans Jazz Band.
Luka sta guardando verso Sofia e la saluta con un cenno, risponde al sorriso smagliante di lei sollevando il bicchiere.
Sofia ribatte al brindisi, ridendo.
Sissi la guarda, poi guarda in direzione di Luka e Andrès, accennando al fatto che il suo bicchiere è vuoto, con quella gestualità tutta italiana che è inimitabile. Ammicca, forse.
Andrès la invita con la mano ad avvicinarsi al bancone, lei guarda Sofia e insieme si dirigono a stringere la mano e farsi offrire un altro giro dai due quasi sconosciuti.
“Ciao! Che strano incontrarci ancora … “ commenta Sofia, mentre tende impavida le guance ad Andrès per farsi baciare.
*Che belle queste Italiane, che baciano sempre.*
“Lei è la mia amica Elisabetta, non credo vi siate conosciuti ieri sera.”
“Difficile non notare due occhi così.” esordisce Luka, tendendo la mano alla rossa.
“Sissi, chiamatemi Sissi per piacere.” risponde lei, guardando Luka dritta negli occhi, col suo sguardo da cerbiatta feroce, sorride, tende la mano e poi bacia sulle guance tutti e due. Non arrossisce, neanche per un secondo.
“Che fate qui?” chiede Andrès.
“Festeggiamo l’addio al nubilato di Camilla. Siamo state a cena in barca sul Danubio e adesso siamo venute al concerto con degli amici dello sposo.”
“Sì, ma il nostro tavolo era un po’ noioso, sono tutti assorti ad ascoltare la musica e nessuno sembra aver voglia di ballare.” Sissi, evidentemente, ha recuperato in pochi secondi il mood della diva, ammesso che mai l’avesse deposto.
“Beh, allora siete con quelli giusti.” ribatte Luka, che non se ne fa scappare una, di occasione. “Facciamo un altro giro e poi andiamo a ballare?”
“Volentieri” ride Sofia. “Noi stavamo bevendo un Bellini”.
“Allora, due Bellini per le signore, un Long Island e un Pisco Sour, grazie” ordina Luka al barista.
Dopo qualche sorso, Luka guarda Sissi e la invita: “Che ne dite? Andiamo a farli neri sulla pista?”
Sofia scende dallo sgabello entusiasta e si dirige al centro della sala, seguendo Luka e Andrès. Sissi si fa sospirare per un secondo, e poi li raggiunge.